La magistratura tedesca ha deciso di aprire un’inchiesta in merito l’episodio che lo scorso 26 ottobre ha visto coinvolta l’Ong Sea Eye a largo della Libia.
In particolare, la nave usata dall’organizzazione tedesca per le proprie missioni nel Mediterraneo, ossia la Alan Kurdi, è stata circondata da alcune motovedette libiche le quali hanno provato a bloccare il trasbordo di 92 migranti in difficoltà che i membri della Sea Eye stavano svolgendo in quel momento.
Questo perché, secondo i libici, le operazioni di soccorso si stavano svolgendo in acque di competenza della Guardia Costiera di Tripoli e dunque non potevano essere continuate dall’Ong tedesca.
Ne è nato un momento di tensione che, secondo i testimoni ed i membri dell’equipaggio della Alan Kurdi, è culminato anche con alcuni colpi di avvertimenti sparati dai militari libici verso l’acqua. Successivamente però, il trasbordo sulla Alan Kurdi è ripreso e tutti i migranti in questione sono saliti nell’imbarcazione della Sea Eye.
Così come si legge sull’AdnKronos, la procura di Amburgo adesso ha aperto un’inchiesta: già nelle prossime ore, potrebbe essere ascoltato il capitano della Alan Kurdi, ossia il tedesco Bärbel Beuse.
Gli inquirenti vorrebbero capire cosa è accaduto, chiarire la dinamica e verificare se i cittadini tedeschi a bordo ed i migranti sul barcone in difficoltà abbiano o meno corso dei pericoli per la propria incolumità per via dell’azione dei libici.
La Alan Kurdi è battente bandiera tedesca, da qui l’intestazione dell’indagine da parte delle autorità tedesche.
E dalla Germania, ed in particolare dai vertici dell’Ong Sea Eye, non sono mancate le prime reazioni: “Se la magistratura tedesca deve indagare sui partner libici – ha dichiarato il portavoce dell’organizzazione Julian Pahlke – questo dimostra quali partner discutibili a livello Ue stanno cercando di fermare ad ogni costo la fuga attraverso il Mediterraneo. La protezione della vita umana non sembra essere una priorità”.
Dichiarazioni a cui hanno fatto da eco le parole di Gorden Isler, presidente di Sea Eye: “È necessario tornare alle politiche che proteggono la vita umana – ha dichiarato in una nota – e condannano certi crimini”.
Nei giorni successivi a quel fatto, quattro dei 92 migranti sono stati fatti scendere quasi subito per via delle loro condizioni di salute, gli altri 88
sono invece una settimana dopo sbarcati a Taranto. Il governo italiano infatti, il 2 novembre scorso ha dato il via libera all’approdo della Alan Kurdi nel porto della città pugliese, lì dove poi la nave è arrivata domenica mattina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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