Alatri, interrogati i due fratelli. Castagnacci: "Ho solo guardato"

Emanuele alla fidanzata prima del massacro: "Dobbiamo scappare". Poi l'orrore. Davanti ai giudici i due fratellastri fanno scena muta

Alatri, interrogati i due fratelli. Castagnacci: "Ho solo guardato"

Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, i due fratellastri di Alatri coinvolti nel brutale massacro di Emanuele Morganti, il ventenne ammazzato a pugni, calci e sprangate, restano in carcere. Il gip Anna Maria Gavoni ha, infatti, convalidato il fermo e emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per "concorso in omicidio volontario aggravato". I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Non ci sono segni di difesa sul corpo di Emanuele. Il ragazzo è stato colpito di spalle, più volte, alla testa mentre fuggiva. Numerosi i colpi riscontrati nel corso dell'autopsia dai medici legali. Calci e pugni sul corpo, ma a sferrare il colpo letale, secondo quanto emerso da una prima verifica, sarebbe stato un corpo contundente, probabilmente un manganello di lunghe dimensioni. Le ferite rinvenute dal medico legale che ha effettuato questo pomeriggio l'esame, il professor Saverio Potenza, sono quindi compatibili con la ricostruzione fornita dai testimoni che parlano di un ragazzo terrorizzato che cerca di fuggire alla furia delle "belve". L'esito di tutti gli accertamenti saranno resi noti tra sessanta giorni. All'autopsia hanno preso parte anche la dottoressa David, tossicologa, e la dottoressa Lucidi, medico legale per la difesa.

"C'era una ragazza che mi bloccava e mi impediva di raggiungere Emanuele - racconta la fidanzata Ketty - a un certo punto, lui si è divincolato, mi è venuto vicino, mi ha preso le guance e mi ha dato un bacio. Mi ha detto 'Mi sa che dobbiamo scappare' e poi quelli se lo sono portato via. Non l'ho più visto". Ieri sera, davanti al capo della Procura di Frosinone Giuseppe De Falco, Castagnacci ha negato ogni responsabilità: "Ero in piazza quella sera, ma non ho partecipato alla rissa".

Una versione che gli inquirenti ritengono poco credibile perché contrasta con decine di testimonianze acquisite dai carabinieri. Palmisani ha invece preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Questa mattina, negli interrogatori di garanzia davanti al gip Anna Maria Gavoni, i due indagati hanno scelto di fare scena muta.

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