Il 28 Dicembre del 1908, lo Stretto di Messina fu colpito dal più devastante e potente terremoto registrato in Europa nel ventesimo secolo, con una magnitudo stimata e ben accettata dalla comunità scientifica di 7.1.
Un terremoto che ha devastato la costa orientale siciliana da Messina a Taormina e la costa meridionale calabrese, tra Reggio Calabria e Villa San Giovanni: 80mila le vittime accertate ma una stima precisa è impossibile da fare. Questo evento sismico, insieme a quello del 1906 a San Francisco, ha trasformato per sempre la scienza dei terremoti, innescando lo studio degli effetti ambientali prodotti dai terremoti sulla topografia, in tutto il mondo. Geologi e sismologi italiani si sono interrogati per trent'anni su quale faglia avesse provocato il terremoto del 1908 nello Stretto di Messina. Tante le ipotesi testate e i modelli proposti ma senza mai raggiungere una ben accettata soluzione definitiva. Adesso in uno studio pubblicato da Scientific Reports, rivista scientifica del gruppo Nature, si prova a chiudere questo lungo dibattito, proponendo un nuovo modello per la faglia che ha provocato il terremoto del 1908.
Il minimo comune denominatore di tutto i modelli precendenti, compreso quello proposto in questo nuovo articolo, sono i dati utilizzati per la modellazione e cioè dei dati di livellazione topografica prima e dopo il terremoto. Questo perché sono gli unici dati a disposizione della comunità scientifica che registrarono modifiche in elevazione del terreno, causate dal terremoto. In particolare, un ingegnere civile dell’epoca, Antonio Loperfido, che stava lavorando alla progettazione della rete ferroviaria nel Meridione, lavorò personalmente a due campagne di misura particolarmente utili e tempestive, fondamentali per la nascente sismologia italiana. Loperfido si rese subito conto che quell'evento aveva sconvolto l'assetto topografico dell'intera zona e propose di rimisurare due linee di livellazione del primo ordine che correvano lungo la linea ferroviaria sulle sponde calabrese e siciliana e che lui stesso aveva misurato pochi mesi prima del terremoto. Secondo i suoi rilevamenti nell’area di Reggio Calabria il terreno si era abbassato di quasi 60 centimetri a causa del terremoto. E cosi per altri 113 punti, nell’area di Messina e nel meridione calabrese.
Un gruppo di ricerca di geologi di diversi istituti di ricerca come Birkbeck College, University College London (UCL), University of Plymouth e l’Università degli Studi dell’Insubria hanno usato questo dataset di misure di livellazione di terreno per cercare di risolvere il lungo dibattito sulla sorgente sismica del terremoto di Messina. Il gruppo di ricerca guidato dal geologo Marco Meschis, laureato a Palermo e con Dottorato di ricerca al Birkbeck College di Londra, ha calcolato quanto la superficie terrestre avrebbe dovuto spostarsi verso l'alto o verso il basso a causa del movimento sulle faglie conosciute e poi confrontato con i dati di livellamento ottenuti dall’Ingegner Loperfido. "Da studi di GPS, è noto che lo Stretto di Messina si sta “aprendo” ad una velocità di 2-3 millimetri all'anno e parte di questa estensione è accomodata dalla faglia Messina-Taormina - spiega il ricercatore Marco Meschis -. La faglia che ha provocato la scossa più forte registrata nel ventesimo secolo era da oltre 30 anni oggetto di dibattito. Adesso, con questo studio si è individuata la posizione e la sua geometria.
Con questo studio è stato dimostrata l’importanza cruciale nell’uso del record storico dei terremoti per collegarlo con faglie attive mappate e conosciute dalla comunità scientifica, e per permetterci di trarre beneficio dalle intuizioni che la geologia e la geomorfologia possono portare", conclude il ricercatore italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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