Da Berlino all'attacco di Cannes: la scia di sangue che passa per l'Italia

L'autore dell'assalto a una pattuglia della Polizia a Cannes, un algerino di 37 anni noto alle forze dell'ordine francesi, aveva in tasca un titolo di soggiorno italiano. Ma già in passato il nostro Paese era stato usato da altri terroristi per arrivare nel Nord Europa

Da Berlino all'attacco di Cannes: la scia di sangue che passa per l'Italia

C'è un filo comune che lega l'ultimo attacco di matrice islamista in Francia con gli ultimi precedenti: l'autore ha un qualche legame con l'Italia. Lakhdar B., questo il nome dell'attentatore che questa mattina a Cannes ha accoltellato un poliziotto, è risultato avere un regolare permesso di soggiorno italiano.

Il perché è presto detto: come dichiarato da alcune fonti investigative francesi, l'attentatore è un algerino di 37 anni sbarcato a Cagliari nel 2008. Nel 2016 Lakhdar è poi arrivato in Francia, a quanto pare legalmente. Il suo nome è da aggiungersi alla lunga lista di soggetti radicalizzati transitati per il nostro Paese.

Il caso recente più clamoroso è quello del tunisino Aouissaoui Brahim, autore della strage di Nizza del 29 ottobre 2020 che costò la vita a tre persone. Brahim, prima di arrivare in territorio transalpino per atturare i suoi propositi di morte, era sbarcato il 20 settembre 2020 in Italia.

Per lui anche un soggiorno a bordo della nave Rhapsody, una delle tante allestite a partire dallo scorso anno dal Viminale per ospitare in quarantena i migranti appena arrivati lungo le nostre coste. Poi di lui si erano perse le tracce, fino al tragico giorno dell'attacco a Nizza.

Una storia non così diversa da quella di Ahmed Hanachi, l'autore dell'accoltellamento di due giovani donne avvenuto il primo ottobre 2017 a Marsiglia. Anche lui tunisino e transitato dall'Italia prima di arrivare illegalmente in Francia. Le indagini hanno infatti accertato la presenza di Hanachi ad Aprilia nei mesi precedenti l'attacco. Il caso forse più noto riguarda comunque quello di Anis Amri, il ragazzo di 24 anni originario della Tunisia autore dell'attentato di Berlino del 16 dicembre 2019.

Amri era sbarcato a Lampedusa alcuni anni prima, poi si era reso protagonista di azioni di vandalismo all'interno di alcuni centri di accoglienza in Sicilia, costatigli 4 anni di galera. Una volta uscito di prigione, Amri si era quindi recato in Germania dove con un tir aveva travolto e ucciso almeno 12 persone tra i mercatini di Natale della capitale tedesca. Pochi giorni dopo il tunisino è stato rintracciato sempre in Italia, dove la polizia lo ha ucciso in uno scontro a fuoco davanti la stazione di Sesto San Giovanni alle porte di Milano.

Meno noto ma ugualmente importante è il caso di Khaled Babouri, che nell'agosto del 2016 ha ferito due poliziotte nella cittadina belga di Charleroi. Così come dimostrato da un'interpellanza depositata pochi giorno l'attacco dal deputato sardo Mauro Pili, anche l'attentatore di Charleroi era sbarcato in Italia, precisamente in Sardegna. Qui Babouri era arrivato seguendo la rotta algerina, capace di portare ogni anno centinaia di migranti nel Sulcis.

Italia crocevia del terrorismo

La posizione geografica del nostro Paese e il continuo flusso migratorio subito nel corso degli anni, hanno forse facilitato la trasformazione dell'Italia in una vera e propria rampa di lancio per soggetti radicalizzati.

La scoperta di un titolo di soggiorno italiano in tasca all'attentatore algerino di Cannes, ha rafforzato questa ipotesi.

Tra le migliaia di migranti che ogni anno arrivano lungo le nostre coste, ci sono anche tanti soggetti capaci poi di attuare gravi attentati in giro per l'Europa. Cani sciolti a volte, come nel caso odierno, ma anche affiliati organici alle cellule jihadiste più pericolose. Una situazione che pone in capo al nostro Paese non poche responsabilità.

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