Aosta, procuratore tradito da mozzarelle e vacanze

A Pasquale Longarini, che è stato anche pm nel processo sul delitto di Cogne, è contestato, tra gli altri, anche il reato di favoreggiamento

Aosta, procuratore tradito da mozzarelle e vacanze

Scatoloni di mozzarelle caricati sul sedile posteriore della jeep, una vacanza pagata a Casablanca, altri favori: è il tornaconto ricevuto, secondo il procuratore aggiunto di Milano Giulia Perrotti e il pm Roberto Pellicano, dal procuratore capo facente funzioni di Aosta Pasquale Longarini.

Il magistrato e il suo amico imprenditore Gerardo Cuomo, titolare del Caseificio Valdostano, sono finiti agli arresti domiciliari due giorni fa con l'accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità (la vecchia concussione). A Longarini, che tra l'altro è stato pm nel processo sul delitto di Cogne, è contestato anche il favoreggiamento.

La rete ricostruita dalla Procura di Milano, competente sulla magistratura aostana, e descritta nelle 22 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppina Barbara è quella di intrecci "poco chiari" e "da approfondire" tra Longarini e diversi imprenditori valdostani.

Non solo Cuomo, con cui ha per sua stessa ammissione una "solida amicizia" e, secondo gli inquirenti, rapporti di affari. Non sarebbero emersi passaggi di denaro tra la toga e l'imprenditore caseario. Risultano invece agli atti due bonifici del 2013 e del 2014 per un totale di 55mila euro a favore di Longarini da un altro imprenditore. La causale sarebbe "poco plausibile e, quindi, probabilmente falsa". Tutta da verificare insomma.

Il magistrato arrestato è alla Procura di Aosta da quasi un quarto di secolo, aveva la delega ai reati economici. Era in corsa per la nomina effettiva a procuratore della Repubblica e di recente è diventato presidente della Commissione tributaria provinciale. Grazie al proprio ruolo, che avrebbe strumentalizzato in modo "disinvolto e discutibile2, e al potere maturato in una realtà "territorialmente limitata" avrebbe fornito a Cuomo "vantaggi di diverso genere". Ricevendo in cambio "oltre a forniture di prodotti caseari, quantomeno dei favori, se non delle vere e proprie remunerazioni come nel caso del viaggio in Marocco" del settembre scorso. Ad altri amici e conoscenti Longarini avrebbe fornito "informazioni e suggerimenti operativi nell'ambito di procedimenti penali assegnati a se stesso o ad altri colleghi".

Ecco i due fatti più rilevanti citati nel fascicolo e corredati da testimonianze e intercettazioni. Prima di tutto il pm avrebbe avvisato Cuomo di un'indagine della Dda di Torino. L'antimafia aveva messo sotto la lente l'imprenditore di origine campana per i suoi legami, anche d'affari, con alcuni esponenti della 'ndrangheta. Tra questi, il pluripregiudicato Giuseppe Nirta. Dopo l'alert dell'amico magistrato sulle intercettazioni dei pm torinesi Cuomo ha smesso di rispondere alle telefonate di Nirta e ha sospeso gli incontri, che prima erano regolari, perdendo ogni interesse per gli investigatori.

La seconda vicenda riguarda le pressioni fatte da Longarini su Sergio Barathier, un albergatore molto noto in Valle d'Aosta perché socio dell'hotel di lusso Royal & Golf di Courmayeur e titolare della gioielleria Aurum in città, perché affidasse al Caseificio Valdostano una commessa da 70-100mila euro l'anno. Pare che Barathier, anche lui indagato, non potesse proprio tirarsi indietro. Il magistrato che gli chiedeva il favore infatti era il titolare dell'inchiesta aperta a suo carico per reati fiscali. E gli avrebbe poi assicurato che le accuse più gravi sarebbero cadute, cosa che si è in effetti verificata. L'albergatore descrive le pressioni come un "fuoco incrociato" di Cuomo e Longarini.

"È naturale - spiega agli inquirenti - che se in quel momento potevo fare un favore al pm che mi aveva sotto indagine non mi sarei sottratto». Mentre al telefono con un amico rivela: Longarini mi fa... Stai tranquillo che non c'è niente... È tutto a posto...". Venerdì gli interrogatori del magistrato e di Cuomo in Procura a Milano.

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