Arcuri spera ma AstraZeneca non arriva. Perché è fondamentale per evitare il flop

Nonostante l'approvazione del vaccino Moderna, le dosi per l'Italia sono insufficienti per coprire gran parte della popolazione entro l'estate come previsto dal "piano Arcuri". Tra ritardi e speranze, ecco qual è la situazione

Arcuri spera ma AstraZeneca non arriva. Perché è fondamentale per evitare il flop

La buona notizia della giornata di ieri è stata l'approvazione del vaccino dell'azienda farmaceutica americana Moderna. Sono due, adesso (assieme alla Pfizer-BioNtech) i vaccini anti-Covid approvati dall'Agenzia Europea del Farmaco. Ma, per l'Italia, è una buona notizia soltanto a metà.

L'importanza di AstraZeneca

Sì, perché il numero di dosi destinate all'Italia non sono sufficienti ad immunizzare la maggior parte della popolazione. L'aiuto fondamentale arriverà soltanto quando sarà approvato anche il vaccino italo-inglese di Pomezia ed Oxoford, AstraZeneca, che ha subìto dei ritardi a causa di alcuni errori commessi nei trials in fase tre. All'Italia spetta il 13,46% dei vaccini acquistati dall'Ue, cioè 202 milioni di dosi. Si tratta quindi di poco più di 40 milioni di dosi che, per il momento, non arriveranno: entro marzo ne sarebbero dovute arrivare oltre 16 milioni (e altre 24 nel secondo trimestre). Tra l'altro, sarebbe l'unico vaccino che non ha bisogno del richiamo e da solo potrebbe coprire buona parte della popolazione italiana. Dovessero allungarsi i tempi si punterà su Johnson&Johnson ma, anche in questo caso, il vaccino deve ancora essere approvato. L'obiettivo di Arcuri (che vorrebbe aver vaccinato 13,7 milioni di persone ad aprile e 21,5 a maggio), che è quella di completare la vaccinazione volontaria entro la fine agosto, si scioglie come neve al sole e sarà quasi impossibile da raggiungere.

Il piano "lumaca"

Un po' di numeri per capire che, fino a questa estate ed alle condizioni attuali, la strada sarà in salita. Venendo a mancare AstraZeneca, il piano logistico si complica: l'arrivo delle fiale è ripartito in trimestri e mesi, con tempi tecnici per la vaccinazione di massa ovviamente molto lunghi. Come si legge su Repubblica, per quanto riguarda Moderna a gennaio sono attese 110 mila dosi, a febbraio 650 mila e a marzo 570 mila. Nel primo trimestre ci saranno, quindi, invii quasi simbolici. Nel secondo trimestre, i milioni inviati dalla società americana saranno 4,65, nel terzo 7,97 e nel quarto 7,31, per un totale di poco più di 21 milioni di dosi. Pfizer-BioNtech, dal canto suo, continuerà a fare le sue consegne anche se il ritardo dell'altro ieri ha fatto scattare il primo campanello d'allarme. La multinazionale dovrebbe inviare a febbraio 3,36 milioni di dosi, a marzo 4,76, nel secondo trimestre 12,75, nel terzo 14,11 e nel quarto 3,32. Se si considerano soltanto Pfizer e Moderna, fino al 31 marzo in Italia arriveranno poco più di 9 milioni di dosi che, diviso due, farebbero vaccinare 4,5 milioni di italiani. Pochissimi.

Le mosse di Italia e Francia

Per non perdere altro tempo, il ministro alla Salute Roberto Speranza e quello francese Olivier Véran hanno fatto pressioni su Ema affinché decida il prima possibile ma nel rispetto delle procedure che valutano sicurezza ed efficacia di tutti i medicinali immessi sul mercato. Se tutto andrà bene, il via libera per AstraZeneca potrebbe arrivare a fine gennaio permettendo la disponibilità delle prime dosi a febbraio e rafforzare la campagna vaccinale che procede molto a rilento eccezion fatta per alcuni regioni. Proprio ieri, l'assessore alla Salute del Lazio Alessio D'Amato ha spiegato che si potrebbero fare anche più iniezioni ogni giorno. "Ma visto che le dosi non sono molte, nei prossimi due mesi viaggiano col freno a mano tirato".

Il Commissario Straordinario per l'emergenza, Domenico Arcuri, ha finalmente annunciato che il 20 gennaio prenderanno servizio i primi 1.500 vaccinatori assunti a tempo determinato nelle Regioni. Nel frattempo, l'altra gatta da pelare è rappresentato dai ritardi della Pfizer. "Faccio un lavoro complicato con Pfizer per richiamarla formalmente e sostanzialmente alla puntualità", ha affermato.

"Se viene rapidamente approvato il vaccino di AstraZeneca lo scenario cambierebbe", ha detto alle Regioni, spiegando anche di avere fiducia nella velocità di Johnson& Johnson. Sarà, ma più che un piano logistico, il commissario si affida a due speranze che, per il momento, rimarranno tali.

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