Ciò che conta è la rottura. È questo quello che si evince dalla lettura che Vito Mancuso fa su Repubblica dell'enciclica papale Laudato si'. Sulla cura della casa comune. Come è noto, il quotidiano di Ezio Mauro è riuscito a mettere mano su una prima traduzione dell'enciclica e così il teologo Mancuso ha potuto fare una prima analisi del testo, cercando di tirare l'acqua al proprio mulino.
Mancuso nota come siano tre i principali concetti "della complessiva interpretazione bergogliana del cristianesimo come servizio e difesa dell'uomo". Il primo: la lode. Il secondo: "la cura, la prassi voluta al bene e alla giustizia, tratto peculiare della teologia della liberazione sudamericana". E infine il terzo: la casa comune, "ovvero il bene comune e la dimensione comunitaria della vita umana, che è sempre vita di un singolo all'interno di un popolo".
Di questi tre punti, colpisce molto il secondo, ovvero quello relativo alla Teologia della liberazione, che, val la pena ricordarlo, è stata più volte "bastonata" da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Cercare di arruolare Francesco tra i teologi della liberazione significa non conoscere la realtà, tra l'altro ben descritta da vaticanisti del calibro di Sandro Magister.
Poi, Mancuso conclude la sua enciclica scritta a pagina 29 di Repubblica: "Rimangono però tre domande. 1) È sostenibile affermare che 'la crescita demografica è veramente compatibile con uno sviluppo integrale e sociale, come scrive il Papa citando un documento ecclesiastico precedente?". Come dire: non è forse giunto il momento di ripensare la dottrina morale della Chiesa in tema di anticoncezionali? "2) Nel capitolo biblico-teologico il Papa scrive che il 'pensiero ebraico-cristiano ha demitizzato la natura...non le ha più attribuito un carattere divino'. Non sarebbe opportuno chiedersi se questo processo di demitizzazione e desacralizzazione, è all'origine di quello sfruttamento progressivo del pianeta denunciato dal papa?". A tal proposito, basterebbe leggere la biografia di san Francesco, scritta dal buon vecchio Chesterton, che dimostra come l'aver demitizzato la natura ci abbia permesso di apprezzarla di più.
"3) Stupisce l'assenza totale di ogni riferimento alle grandi religioni orientali (induismo, buddhismo, jainismo, taoismo, shintoismo) da sempre molto attente alla questione ecologica e alla spiritualità della natura, molto prima del risveglio al riguardo del cristianesimo". Perché non citarle, si chiede Mancuso? Perché, molto semplicemente, il Papa parla a nome della Chiesa cattolica e non delle altre confessioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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