Assiste al crollo del ponte e rimane traumatizzata: la bimba ora non parla più

Dal 14 agosto non parla, ma riesce a comunicare attraverso il disegno. Secondo i medici si tratta di un blocco temporaneo

Assiste al crollo del ponte e rimane traumatizzata: la bimba ora non parla più

Aveva assistito al crollo del ponte di Genova, la mattina del 14 agosto. E da quel giorno ha smesso di parlare.

Una bimba, Adele (nome di fantasia datole da Tgcom24), stava guardando fuori dalla finestra, in quel giorno di pioggia e temporale, che aveva reso il cielo buio, illuminato solo dai lampi. Poi il frastuono dei tuoni è stato sovrastato da un rumore più potente: il ponte Morandi è crollato. E lei corre in strada, insieme alla madre, impaurite dallo sbriciolamento del viadotto. Adele ha visto tutto, ma ha perso le parole per poterlo raccontare. L'unico suo strumento di comunicazione è il disegno, grazie al quale i genitori sono riusciti ad entrare in contatto con lei.

La bimba è tra gli abitanti che sono stati sfollati, perché la loro casa si trova proprio nella zona rossa intorno al Porcevera, e viene assistita dagli psicologi di Emdr Italia, associazione di medici specializzati nel trattamento dei traumi. È uno di quei dottori a sostenere che "in quegli istanti carichi di ansia nessuno si era accorto di quanto accaduto ad Adele, solo dopo i genitori si sono resi conto che era diventata improvvisamente silenziosa. Così sono venuti da noi". Il disastro ha traumatizzato Adele talmente tanto da produrre "un blocco nella bambina, che nei giorni successivi al crollo è peggiorato", a causa del distacco dalla casa in cui ha sempre vissuto. Infatti,"se già per un adulto è complesso lasciare le proprie cose, figuriamoci per una bambina che aveva già vissuto il trauma del crollo".

L'unica

cosa che i genitori possono fare ora è lasciare alla piccola il tempo necessario per elaborare il trauma, affiancandola con tutto l'affetto di cui solo una famiglia è capace. Il blocco, infatti, sembra essere temporaneo.

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