Battisti dal carcere: "Non sono un killer, avevo movente ideologico"

Il terrorista, nelle ammissioni rese davanti al pm nel carcere di Oristano, ha confessato i suoi omicidi e ha escluso rapporti con i servizi segreti francesi

Battisti dal carcere: "Non sono un killer, avevo movente ideologico"

Cesare Battisti non si considera un "killer" ma un uomo animato invece soltanto da un "movente ideologico". È questa un'altra delleaffermazioni rese dal terrorista rosso nel carcere di Oristano di fronte al pm antiterrorismo Alberto Nobili. Come riporta Agi, che potuto leggere integralmente il documento su cui è stato trascritto il verbale delle deposizioni dell'ex Pac, Battisti ha detto: "Voglio precisare che lei mi ha parlato di freddezza, che sembrerebbe che io abbia manifestato nei casi in cui ho sparato. In merito, intendo evidenziare che io non sono un killer ma sono stato una persona che ha creduto in quell'epoca nelle cose che abbiamo fatto e quindi la mia determinazione era data da un movente ideologico e non da un temperamento feroce, quando credi in una cosa, sei deciso e determinato. A ripensarci oggi provo una sensazione di disagio ma all'epoca era così".

Nell'interrogatorio - in cui il terrorista ha ammesso di aver compiuto i quattro omicidi per cui la giustizia italiana l'ha condannato all'ergastolo - Battisti in ha detto di definire "pura fantasia" l'idea che abbia avuto dei rapporti con i servizi segreti francesi. "Escludo di avere mai avuto rapporti logistici o finanziari da soggetti italiani per favorire la mia latitanza - si legge sempre nel testo - quando ero in Brasile mi fu anche contestato da un giudice che io avrei avuto rapporti con i servizi segreti francesi che mi avrebbero favorito, si tratta di pura fantasia".

Ieri il pm Nobili e il pubblico ministero di Milano avevano confermato in conferenza stampa le ammissioni da parte di Battisti degli omicidi. Una confessione che ha forse scritto il capitolo finale al una vicenda giudiziaria buia e in cui ancora oggi qualcuno ha provato a trovare una sorta di giustificazione agli efferati delitti commessi dall'ex membro dei Pac. Omicidi per i quali, dopo anni di latitanza, è arrivata finalmente la galera in Italia.

Battisti ha poi confermato di avere ricevuto sostegno da parte degli intellettuali e dell'editoria. "Sono stato sostenuto nella mia latitanza da partiti, gruppi di intellettuali, soprattutto nel mondo editoriale, come sostegno ideologico e logistico. Tra gli italiani nessuno mi ha mai aiutato o ha favorito la mia latitanza; io sono stato sostenuto per ragioni ideologiche di solidarietà e posso anche dire che non so se queste persone si siano mai chieste se io fossi effettivamente responsabile dei reati per cui sono stato condannato". Una frase che può sembrare quasi un atto di accusa nei confronti di quella parte di intellighenzia di sinistra che per decenni ha voluto proteggere a livello mediatico il terrorista rosso ritenendolo quasi un perseguitato politico.

Al pm Nobili, Battisti ha detto: "Io ho sempre professato la mia innocenza, ciascuno è stato libero di interpretare questa mia proclamazione come meglio ha creduto, ma posso dire che per molti di questi il problema non si poneva, andava semplicemente sostenuta la mia ideologia all'epoca dei fatti.

Io sono stato appoggiato per una pluralità di ragioni che vanno sia dal fatto che mi proclamavo innocente, sia dal fatto che in molti Paesi non è concepibile una condanna in contumacia e sia perché io cercavo di dare di me l'idea di un combattente della libertà, come io mi sentivo per i fatti degli anni '70". E dal carcere di Oristano ha detto che è stata proprio questa sua motivazione ideologica ad avergli garantito una certa dose di protezione da parte degli ambienti intellettuali della sinistra.

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