Tre anni di denunce, lamentele, paure. Mesi di controlli, blitz e arresti. Ed una sola certezza: al centro profughi di Occhieppo Superiore, Comune di 3mila abitanti a due passi da Biella, i migranti spacciano droga. Non solo. La propongono ai bambini del quartiere, che rischiano di diventarne schiavi. E così i genitori sono costretti a chiuderli in casa (guarda il video). Come se fossero in un "lager".
Villa Ottino, immobile d'epoca proprietà della "Pia Unione Figlie della Carità", un tempo era destinata al ricovero degli anziani. Usciti i nonni, tre anni fa sono arrivati gli immigrati. E con loro i problemi. Per Sabrina Grandi, residente e madre di due ragazzi, ogni giorno è un calvario di timori e paure. "I miei figli si sentono carcerati, ma io ho paura. Così gli impedisco di uscire di casa". C'è da capirla. A fine gennaio i carabinieri hanno realizzato un blitz nella struttura scovando dosi di marijuana per 100 grammi totali, tutti ben divisi in dosi pronte ad essere vendute. "I migranti avvicinano i nostri figli e li invogliano a consumare droga. Gli dicono: 'Provatela, che è buona". E gliela regalano. Lo fanno per creare una dipendenza e poi avere nuovi clienti". Luci sulla strada ce ne sono poche, di auto in transito nemmeno a parlarne. Il campo da calcio un tempo brulicante di bambini è occupato la maggior parte del tempo dagli stranieri. Tra il cancello della villa e quello della residenza di Sabrina c'è solo un parcheggio privato, diventato luogo di aggregazione e scambi illeciti. Il terrore della droga si mescola a quello delle aggressioni sessuali. "Un gruppo di siriani faceva paura e urlava apprezzamenti pesanti alle ragazze del quartiere", racconta con le mani in tasca Filippo Fanton, anche lui proprietario di un appartamento a due passi da lì. "Per ora non è successo ancora l'irreparabile, ma questa è casa nostra e non si può vivere così".
Già, non si può. Per questo i Carabinieri negli ultimi tre mesi hanno aumentato i controlli, scoprendo "una vera e propria centrale di spaccio". Il bollettino di guerra parla chiaro: a novembre un nigeriano denunciato; il 19 gennaio un immigrato del Gambia fermato per gli stessi motivi; il 21 gennaio un'altra denuncia, sempre a carico di un nigeriano con in tasca 300 euro. Infine, il blitz con i cani anti-droga e le dosi rinvenute nel cestino dell'immondizia nella sala comune. Sotto gli occhi degli altri inquilini e dei dipendenti del consorzio che gestisce il centro.
Struttura a norma? Forse
Contattata via mail, la cooperativa "Filo da tessere" non ha voluto commentare in alcun modo le attività illecite portate avanti dai suoi ospiti. Eppure qualcosa da spiegare ci sarebbe, visto che sembra impossibile nessuno si sia accorto delle dosi di stupefacenti conservate nei locali. Uno dei tanti misteri di villa Ottino. "Il centro durerà solo sei mesi", dissero alla cittadinanza. Poi però i giorni si sono moltiplicati, diventando anni. "E pensare che la struttura non ha nemmeno i requisiti minimi per poter essere usata", spiega irritato Guido Dellarovere, capogruppo dell'opposizione, mentre affigge un cartellone di fronte al centro profughi. "Se un cittadino volesse aprire un albergo in questo stabile, non riuscirebbe mai ad ottenere le autorizzazioni. Invece per i migranti possono trasformare pure le catapecchie in alberghi".
Milioni di euro, nessun controllo
A dicembre un colpo di scena sembrava aver risolto il problema. La coop e i proprietari dello stabile non raggiunsero un nuovo accordo sull'affitto e tutti erano convinti che il centro profughi sarebbe rapidamente scomparso. Invece i 39 migranti rimarranno lì fino a nuova comunicazione, ovvero finché la Prefettura non scioglierà le riserve sul nuovo bando da 8,5 milioni di euro per i servizi di accoglienza nel periodo dal 1 aprile al 31 dicembre 2017. In pratica un milione di euro al mese per garantire un letto ad almeno 850 immigrati. Probabilmente villa Ottino chiuderà lo stesso, spostando così il problema di qualche metro. Per tornare alla normalità ci vorrà comunque del tempo.
"I benpensanti della sinistra dicono che questi centri sono come dei lager", dice Dellarovere scattando una foto. "Non è vero: siamo noi ad essere costretti a tenere i nostri figli nei lager. Perché abbiamo troppa paura".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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