Diciotto ordinanze di custodia cautelare, di cui 13 in carcere e 5 ai domiciliari, sono state eseguite su richiesta della Dda di Napoli, nei confronti di soggetti affiliati al clan camorristico dei Casalesi, in particolare alle famiglie Schiavone-Iovine-Russo. L’indagine riguarda estorsioni e un traffico di sostanze stupefacenti che, con cadenza settimanale, arrivava in molte province della Toscana per essere poi spacciate da persone "autorizzate" dal clan e con il controllo di affiliati al clan. In manette anche due poliziotti in servizio presso la presidenza del Consiglio dei ministri e la Camera dei deputati. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione di armi, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti. I due agenti della Polizia di Stato sono accusati di favoreggiamento e rivelazione di segreto alcune ritenute legate al clan dei Casalesi.
Gli inquirenti hanno ricostruito nel dettaglio le estorsioni compiute a danno di alcuni, prima dalla famiglia Iovine e successivamente dai Russo: "la Russia e la Germania" avevano ribattezzato emissari e referenti dei due clan dei Casalesi gli imprenditori vessati che hanno collaborato con gli inquirenti. Ricostruiti numerosi episodi di estorsione compiute a danno di imprenditori di Viareggio, costretti a pagare dai 3mila ai 10mila euro. In un caso il pizzo richiesto era stato di 40mila euro. Oltre alle estorsioni i malviventi arrestati gestivano anche un traffico di droga. Alcuni di loro, inoltre, sono risultati coinvolti anche in una rapina a Pontedera a un furgone portavalori della Securpol, avvenuta il 18 Giugno 2012 a Pontedera (Pisa), in cui fu gravemente ferito un testimone che tentò l’inseguimento dei malviventi. E l'inchiesta si è sviluppata unendo vari tasselli a partire proprio da questa rapina.
I due poliziotti arrestati sono Franco Caputo, napoletano di 56 anni, e Cosimo Campagna, brindisino di 57 anni. Uno prestava servizio presso l’Ispettorato di Polizia di Montecitorio ed è accusato di aver utilizzato a vantaggio della camorra il Ced Camera per acquisire informazioni protette da sistemi di sicurezza su indagini e precedenti penali riguardanti specifiche persone. L'altro, invece, lavorava nell’Ufficio tecnico-logistico gestionale terzo settore sanitario della Presidenza del Consiglio, "in stretto contatto - accusa la Dda- con affiliati di spicco del clan dei casalesi operanti nel casertano e in Toscana", trasmettendo loro informazioni riservate coperte da segreto istruttorio ricevute per ragioni di servizio, relative a intercettazioni telefoniche e ambientali. Dalle indagini, assicura la Dda di Napoli, risulta "che il funzionario di polizia si è reso protagonista di altre rivelazioni di notizie destinate a rimanere segrete, in una girandola di rapporti quasi tutti finalizzati a rendere servigi a politici, imprenditori o alte cariche di apparati pubblici, violando i doveri di servizio".
Nella perquisizione della casa di Caputo sono stati trovati numerosi tesserini con il logo della Federazione Italiana Gioco Calcio. A lui, secondo gli investigatori, avrebbe fatto riferimento anche un funzionario della Lega Nazionale Dilettanti della Figc Calcio per chiedere informazioni su un calciatore extracomunitario. Caputo, sempre secondo gli investigatori, avrebbe anche fornito informazioni riservate riguardo il giro di false fideiussioni da 230 milioni di euro su cui ha indagato la Procura di Pescara. 538em;">Altre notizie coperte da segreto il poliziotto le avrebbe fornite a Francesco D’Andrea, fratello di un affiliato alla ’ndrangheta già condannato per associazione mafiosa e traffico di cocaina.
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