Un bonus che ha il sapore dell’ingiustizia. L’ordinanza emessa ieri dalla Corte costituzionale farà storia. Una decisione che piega, una volta ancora, la sovranità italiana alle istituzioni europee. Nulla di nuovo su questo fronte, in realtà. I trattati Ue nei decenni scorsi hanno radicalmente vincolato il nostro Paese alle autorità comunitarie. Questa volta, però, si è trattato di decidere sugli assegni di natalità e di maternità che potrebbero essere estesi agli immigrati extracomunitari senza permesso di soggiorno. La Consulta, in realtà, ha deciso di non decidere, rinviando la questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Nella sentenza i giudici ritengono che in simili casi il diritto della Ue è vincolante per il nostro ordinamento. E si sono regolati di conseguenza. Lasciando all’Europa l’ultima parola su questa vicenda spinosa.
I dubbi su questo punto sono molti. All’apparenza si tratta di una vicenda che, come ricorda Libero, più italiana non si può. I soldi infatti sono dei contribuenti italiani. A interpellare i giudici costituzionali sono stati i loro colleghi della Cassazione. Convinti, dopo aver esaminato i casi capitati tra le loro mani, che subordinare l’erogazione degli assegni a un periodo di cinque anni di permanenza nonché al possesso di un reddito adeguato e di un alloggio (le condizioni necessarie per ottenere il permesso di lungo periodo), sia un’ingiustificata discriminazione degli altri stranieri che risiedono legalmente in Italia e si trovano in situazione di bisogno.
I magistrati sostengono che simili regole violino non la nostra bene amata Costituzione, ma anche la carta di Nizza. Questa stabilisce, ad esempio, che ogni individuo che risieda o si sposti legalmente all’interno dell’Unione ha diritto alle prestazioni di sicurezza sociale e ai benefici sociali conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni nazionali.
Il giudice costituzionale redattore è Silvana Sciarra e la sua ordinanza si sforza di cambiare la natura del bonus bebè. Questo era stato introdotto sei anni fa (sotto il governo Renzi) come incentivo alle nascite. Un modo per incoraggiare gli italiani a fare più figli. Uno strumento sul quale l'Europa non avrebbe potere. La Sciarra, invece, avverte la Corte lussemburghese che esso è diventato, negli anni, una "prestazione familiare", una forma di assistenza ai bisognosi, come tale soggetta al principio di parità tanto caro alla Ue.
In questo modo lo strumento diventerà presto un ulteriore incentivo all’immigrazione. E chi (immigrato) farà figli in Italia avrà un assegno dello Stato, anche senza permesso di lungo soggiorno. La decisione spetta ora alla Corte europea.
L’ennesima sentenza che favorisce le ondate di stranieri sul nostro territorio. Ignorando che il Belpaese sia già sotto lo scacco di continui sbarchi. Un fenomeno fuori controllo. E un’altra fetta di sovranità nazionale, intanto, viene sacrificata sull’altare di Bruxelles.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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