La strada verso la Brexit è più complessa che mai, eppure gli effetti immediati - ben prima della sua entrata in vigore - arrivano a colpire uno dei principali attrattori turistici italiani. La stagione turistica sul lago di Garda, infatti, è partita in salita come non si assisteva da anni e in un mese di maggio da dimenticare si è registrata una flessione di presenze di almeno il 25% rispetto al 2018.
I motivi? Se uno dei maggiori indiziati sul banco degli imputati è facilmente individuabile nel maltempo che ha letteralmente flagellato l’Italia con temperature ben al di sotto della media, la seconda causa della desertificazione turistica sulla riviera guarda ad oltremanica e alla crisi che la Gran Bretagna sta vivendo negli ultimi caotici mesi.
«Al maltempo - riferisce Marco Girardi, direttore del consorzio turistico Garda Lombardia - si aggiunge la crisi del mercato inglese, con le incertezze legate alla Brexit. Un vero disastro». Già, perché il Regno Unito, con una quota del 6% delle presenze totali sul Garda, è il terzo mercato turistico dopo la Germania e l'Olanda. Rispetto al 2018, d’altronde, il calo degli inglesi è stimato intorno al 20%. Un dato monstre. «E’ un segnale preoccupante, anche perché ci sono alberghi che lavorano solo col mercato inglese», continua Girardi.
Una batosta per l'indotto del maggiore lago italiano, sulle quali sponde - tra le province di Brescia, Verona e Trento - insistono migliaia di attività
ricettive che da quest’anno potrebbero modificare i propri assetti economici e gestionali sulla base del caso di affluenza. Perché se il maltempo sembra ormai alle spalle, l’onda Brexit pare appena accennata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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