Manette e arresti domiciliari per tre finanzieri accusati dalla Procura di Napoli di chiedere e intascare denaro in cambio della possibilità di superare il concorso per sottufficiali della guardia di finanza.
L'inchiesta della Procura, guidata dal procuratore aggiunto Alfonso D'Avino, della sezione reati contro la pubblica amministrazione, e dal pm Giancarlo Novelli, ha portato all'arresto di membri della fiamme gialle con accuse di corruzione e millantato credito.
I tre finanzieri arrestati - secondo quanto emerso dalla indagini - avrebbero avvicinato alcuni giovani partecipanti al concorso 2015, assicurando un notevole aiuto per il superamento delle selezioni. Dal padre di un ragazzo avrebbero ottenuto, in più rate, 50 mila euro. Soldi che non sono bastati, infatti l'alliev non è stato ammesso al corso per marescialli. Gli arresti di oggi vanno ad aggiungersi a quelli fatti qualche mese fa e che portano al totale di 5 fermi nel corso delle indagini sulle tangenti nella fiamme gialle.
La formula proposta per ammettere nuovi partecipanti ai concorsi è quella del "soddisfatti o rimborsati". Un maresciallo avrebbe pagato ai colleghi finanzieri la somma di 50 mila euro per assicurarsi il buon esito della prova della figlia. Questa non avendo passato l'esame, ha permesso al padre di ottenere indietro i soldi versati. Entrambi sono ora indagati.
L'inchiesta è partita grazie a un maresciallo che si è rifiutato di pagare per far ammettere il figlio al concorso.
L'attività investigativa è stata svolta dal Nucleo di polizia tributaria di Napoli che con tempismo ha avviato accertamenti e intercettazioni. Non sono ancora emersi contatti con esponenti delle commissioni esaminatrici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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