Il tribunale condanna pedofilo a curarsi: "Il carcere non basta"

Per la prima volta un tribunale condanna un pedofilo alle cure perché il carcere non basta. Calderoli: "Ora la legge per la castrazione chimica"

Il tribunale condanna pedofilo a curarsi: "Il carcere non basta"

Per il pedofilo seriale il carcere non basta. Così per la prima volta in Italia i giudici lo hanno condannato a curarsi.

Lo ha stabilito il tribunale di Milano che ha disposto per un 52enne una "ingiunzione terapeutica" per avviare un percorso di cure per limitare le sue pulsioni sessuali, dal momento che il carcere non ha prodotto "alcun effetto" sul piano rieducativo. Le toghe hanno tenuto conto anche della "sistematica ricaduta nel comportamento illecito" dell'uomo che è affetto da "un disturbo della sessualità non controllabile" e da un ritardo mentale.

Così, come racconta Blitzquotidiano, il 52enne dovrà iniziare - anche con il suo consenso - un percorso con il Cipm (Centro italiano per la promozione delle mediazione) per curare il suo disturbo già dal carcere dove è ancora detenuto.

L'uomo era stato arrestato una prima volta nel 2004 per violenza su una bimba di 9 anni. Poi, scontata la pena, era stato di nuovo accusato e condannato per aver abusato di bimbe di due anni (nel 2009) e cinque anni (nel 2016).

"Finalmente per la prima volta un giudice ha riconosciuto che su uno stupratore seriale la sola pena detentiva non produce alcun effetto sui comportamenti illeciti", ha commentato il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, "Non voglio entrare nel caso specifico, ma di fronte a questa sentenza, che di fatto apre la strada alle cure farmacologiche per inibire le pulsioni sessuali in alcuni soggetti, auspico che il Parlamento, nel momento in cui entrerà nel pieno del funzionamento,

si impegni subito a discutere e votare la mia proposta di legge per introdurre la castrazione chimica per i recidivi, con l'aggiunta della castrazione chimica per i casi più gravi ed efferati, connotati da ferocia".

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