Si trincera dietro il testo di una legge regionale vecchia di 20 anni il Comune di Napoli, sotto accusa per l'assegnazione di tre alloggi popolari a famiglie di cui fanno parte persone sotto inchiesta per "reati associativi", compreso Davide Francescone, accusato per l'uccisione di Antonio Landieri, vittima innocente di una faida di camorra al quartiere Scampia.
È il Corriere della Sera a scrivere di una storia portata alla luce per la prima volta dal Mattino, quotidiano di Napoli, che vede il Comune sotto accusa e il governo che chiede l'utilizzo del buon senso, prima ancora che della legge, per l'assegnazione degli alloggi disponibili.
L'attacco arriva dal ministro Claudio De Vincenti, con delega al Mezzogiorno, che sostiene: "Il parere dell’Avvocatura del Comune di Napoli che ha consentito l’assegnazione di alloggi popolari a famiglie di camorristi appare a dir poco formalistica".
Richiama al buonsenso, De Vincenti, sostenendo che persone responsabili di reati legati alla camorra, o per questo sotto accusa, non possono passare davanti a onesti cittadini. Diversamente ha ritenuto l'avvocatura, che ha fornito un parere non vincolante, dicendo però che tra i "motivi di diniego" di un alloggio popolare, a oggi, non c'è neppure la condanna per camorra, tantomeno l'indagine.
"Ho subìto anche minacce di morte perché alcune famiglie pretendevano addirittura di scegliersi l’appartamento", spiega intato Assunta Malinconico, allora
all'Ufficio case come dirigente. E mentre il sindaco De Magistris parla di "piena trasparenza e correttezza", il governatore Vincenzo De Luca è drastico: "I Comuni hanno l’obbligo di verificare chi siano gli assegnatari".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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