Caso Antinori, dubbi sulla versione dell'accusatrice

Il ginecologo è a processo per prelievo forzato di ovuli, ma ora la vittima è sospettata di non dire la verità

Caso Antinori, dubbi sulla versione dell'accusatrice

Un imputato a processo e, ora, la sua accusatrice sospettata (lo mette nero su bianco un gip) di dire il falso. La vicenda giudiziaria del ginecologo Severino Antinori si complica e si arricchisce di risvolti al limite del paradosso. Il gip di Milano Luigi Gargiulo ha sollevato alcuni dubbi sulle dichiarazioni dell’infermiera spagnola che accusa il medico di averle prelevato ovuli contro la sua volontà nella clinica Matris, tuttora sotto sequestro, nell’aprile del 2015. E ha chiesto al pm la trasmissione di atti mancanti, prima di decidere se archiviare o meno l’inchiesta a carico della donna. La vicenda è intricata. Antinori è a processo per il presunto prelievo di ovuli ai danni dell’infermiera, difeso dagli avvocati Carlo Taormina, Gabriele Maria Vitiello e Tommaso Pietrocarlo. Le udienze riprenderanno il 4 ottobre. Nel frattempo però si è sviluppata una vicenda parallela, in cui la presunta parte lesa è indagata per false dichiarazioni al pm. Si tratta di una porzione importante delle dichiarazioni che hanno portato Antinori prima ai domiciliari e poi alla sbarra. Il ginecologo aveva denunciato a sua volta l’ex dipendente per calunnia. Sia il procedimento a suo carico sia quello a carico della donna spagnola sono affidati ai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti.

I quali avevano chiesto l’archiviazione per la presunta calunnia già a febbraio. In quella occasione Gargiulo aveva respinto l’istanza, disponendo l’iscrizione della presunta vittima nel registro degli indagati anche per il reato, appunto, di false dichiarazioni al pm. I pm in aprile avanzano una seconda richiesta di archiviazione, la difesa del medico si oppone e a luglio si tiene l’udienza. Scrive il gip nell’atto del 4 settembre: “Il pm non ha ottemperato all’ordine di iscrizione (…) e ha rappresentato che ‘il pubblico ministero ha autonomamente aperto un procedimento per il reato di cui all’articolo 371 bis cp’”, le dichiarazioni false appunto, sulla donna. Il fascicolo, spiegano i pm, è stato aperto nell’ottobre 2016 e archiviato da un altro gip su richiesta della Procura nello stesso mese. Di tale fascicolo e di tale decreto però non c’è traccia nel faldone arrivato a Gargiulo e sono proprio questi atti che il gip vuole vedere prima di decidere. La Procura ha trenta giorni per trasmetterli. “Le acquisizioni probatorie (…) – continua il giudice – hanno dimostrato che quasi tutto ciò che ha riferito, in più occasioni, la signora (…), sia alla pg sia al pm, non corrisponde a realtà”. Gargiulo si riferisce alle “più evidenti distonie tra il narrato della donna e i dati, talora inconfutabili, emersi dall’attività d’indagine”.

Adesso che succede? Siccome le presunte dichiarazioni “non veritiere” sarebbero state fatte in più occasioni, ad aprile e settembre 2016, quando il gip riceverà il documento richiesto potrà stabilire se tutti gli episodi sono rientrati nell’inchiesta già archiviata. Dovrà infatti evitare di incorrere “nel divieto del ne bis in idem”. Se però il vecchio fascicolo ha tralasciato qualche fatto di quelli contestati, il gip scegliere strade diverse: disporre comunque l'archiviazione, l’imputazione coatta o ulteriori indagini da cui potrebbe nascere un processo a carico della donna. Così si svolgerebbero due dibattimenti, portati avanti dagli stessi pm, che affermano verità opposte tra loro: “Antinori ha prelevato a forza gli ovuli dell’infermiera” vs. “l’infermiera che accusa Antinori di averle prelevato gli ovuli a forza mente”.

A questo punto la battaglia tra Procura e difesa si combatte anche sull’attendibilità della parte lesa/indagata. Visto l’intrico, una delle richieste dei legali del ginecologo è che la Procura generale avochi a sé l’inchiesta.

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