Parlate di sesso a lavoro davanti ad altri colleghi? D'ora in avanti rischiate il licenziamento. A dirlo sono i giudici della corte di Cassazione.
La notizia è stata data dal giornale giuridico "studiocataldi.it". Il parere della Cassazione non ha fatto altro che confermare la sentenza della corte d'appello.
È il caso del dipendente di una società che per due volte ha usato delle espressioni di natura erotico sessuale utilizzando il telefono aziendale davanti ad una collega. L'uomo evidentemente non faceva i conti con la morale della donna presente nello stesso ufficio. La sentenza in primo grado aveva disposto il reintegro dell'uomo, accogliendo la sua richiesta di annullamento del licenziamento. I giudici del terzo grado di giudizio, però, hanno respinto il ricorso del dipendente riconoscendogli solamente la tutela indennitaria prevista dallo statuto dei diritti dei lavoratori.
In particolare verrà applicato il comma 5 dell'articolo 18 secondo cui il datore di lavoro è condannato a corrispondere al dipendente licenziato un indennizzo pari all'ultimo stipendio per un periodo che va dai dodici ai ventiquattro mesi. Ma per il reintegro del dipendente niente da fare. Ora l'uomo dovrà cercare un nuovo lavoro e sicuramente stare più attento al linguaggio utilizzato davanti ai suoi nuovi colleghi.
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