Era talmente terrorizzata dal compagno ed esasperata da quella sua nuova vita da musulmano, che aveva approfittato di un ricovero presso l’ospedale di Catania per fuggire a Torino.
Dopo il lungo viaggio in treno, finalmente, la donna aveva trovato il coraggio di denunciare quanto costretta a subire dall’uomo, un 32enne catanese finito oggi in manette. Gli agenti del commissariato di Catania hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare, emessa per il reato di “apologia dei delitti di terrorismo mediante strumenti informatici e istigazione ad arruolarsi in associazioni terroristiche”. L’attenzione degli investigatori si era concentrata da subito sul catanese, tale Giuseppe D’Ignoti, anche grazie alle testimonianze della sua ex compagna.
La vittima ha raccontato agli inquirenti della situazione di sudditanza a cui l’aveva ridotta l’uomo dopo la sua conversione all’Islam. Quest’ultimo, che si faceva ormai chiamare Yussuf e si diceva nativo del Marocco, la costringeva a portare il velo e ad assistere a cruenti video di decapitazioni e torture contro gli “infedeli”. E per il suo bene doveva guardare tutte quelle scene senza fiatare, dato che ad suo eventuale un rifiuto faceva puntualmente seguito un pestaggio ed una preghiera ad Allah.
Dopo la denuncia, il 32enne era stato arrestato per le violenze commesse ai danni della ragazza. Era il 2017, e le accuse lui rivolte furono per i reati di riduzione in schiavitù, sequestro di persona, maltrattamenti. lesioni personali gravissime e violenza sessuale continuata.
Le indagini degli inquirenti sono comunque proseguite e, grazie al prezioso lavoro della polizia postale di Catania, è venuto alla luce un altro inquietante aspetto della vita di D’Ignoti.
Attraverso Whatsapp e la rete, infatti, il catanese si rendeva protagonista di un’intensa attività di incitamento alla Jihad e di proselitismo. In virtù dei risultati di tali investigazioni è finito oggi in manette.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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