Catturati i pirati informatici che hanno violato la Difesa

In manette due giovani hacker, erano riusciti a superare anche la sicurezza di Palazzo Chigi

RomaHacker di livello internazionale nella rete della Polizia. Gli agenti della Postale e gli esperti delle Comunicazioni del Cnaipic (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Cr itiche) hanno stretto il cerchio attorno a due pirati telematici responsabili, come anticipato ieri dal Giornale , di numerosi attacchi a sistemi informatici di importanti istituzioni e infrastrutture critiche.

Dietro ai nickname «Aken» e «Otherwise» si nascondevano un portuale livornese di 31 anni e un ventisettenne di Sondrio divenuti vere e proprie «star» del mondo underground, perchè erano riusciti a «bucare» i siti della Presidenza del Consiglio, della Corte Costituzionale, dei Ministeri dell'Interno, della Giustizia, della Salute, dello Sviluppo Economico, la Procura della Repubblica ed il Tribunale di Torino (campagna NO TAV), colpendo perfino Polizia e Carabinieri. Nel mirino dei due hacker, ora in manette, era finito anche il ministero della Difesa con la pubblicazione due giorni fa di un corposo leak di materiale relativo alla campagna Antimilitarist (#2) e importanti realtà economiche del Paese, a partire da Expo, violato con incursioni contro il sito e la biglietteria.

Nell'ambito dell'operazione «Unmask», coordinata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto procuratore Eugenio Albamonte della Procura della Repubblica di Roma, sono stati denunciati anche due giovani di Livorno, di 27 e 31 anni per reati che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata al danneggiamento di sistemi informatici all'interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche, accesso abusivo a sistemi informatici, nonchè detenzione e diffusione di codici di accesso a sistemi informatici e un trentaseienne della provincia di Torino (nickname hAte) è chiamato a rispondere di favoreggiamento.

«Questa operazione è frutto di laboriose indagini che hanno permesso di individuare una cellula criminale al vertice dell'attuale panorama “hacktivista ” italiano, responsabile nel tempo di numerosi attacchi ai sistemi informatici - spiega Ivano Gabrielli, del Cnaipic -. I due fermati erano ricercati da tempo perché colpevoli diverse campagne di intervento via web, anche sotto le insegne di Anonymous. Sono sospettati di essere tra i responsabili dell'oscuramento di diversi portali web istituzionali, tra cui alcuni ministeri, e dell'esfiltrazione di dati sensibili».

Ci sarebbe sempre la loro firma dietro l'intrusione nei siti delle Regioni Veneto, Calabria, Piemonte, di Equitalia, di Eni e Enel, dei sindacati di Polizia Coisp e Siulp e della Penitenziaria Sappe ed Osapp. Nel corso delle perquisizioni, effettuate in diverse città, sono stati sequestrati anche pc e dispositivi e un torinese è stato iscritto nel registro degli indagati, ma si tratta di un «atto dovuto», perché il suo Ip sia stato violato da terzi.

L'allarme per questi hackeraggi è più che mai serio e preoccupante e in questi giorni ha messo in allerta anche Palazzo Chigi.

«Il nostro apparato di contrasto è un fiore all'occhiello del Paese - sottolinea Alfano - un grande Paese e come tale siamo bersaglio della criminalità informatica. Dobbiamo quindi avere una struttura che protegge aziende, cittadini ed istituzioni. Quella del cyber-crimine è una minaccia di non breve periodo e occorre attrezzarsi per contrastarla a lungo termine».

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