"Desidero chiarire che non sono un intermediario di pusher né, tanto meno, un informatore delle forze dell'ordine". Lo afferma, attraverso il suo avvocato Sergio Brugiatelli, l'uomo che ha avvisato i carabinieri nella tra il 25 e il 26 luglio per denunciare di aver subito il furto dello zaino da parte dei due americani Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, accusati dell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ammazzato brutalmente con undici coltellate.
Nella nota diffusa dal suo legale, chiarisce la sua posiziione: "Se dopo il furto subìto ho chiamato il 112, senza aspettare l'indomani per sporgere denuncia, come mi era stato in un primo momento consigliato dai carabinieri, è stato perché ho avuto paura. Quando ho chiamato il mio numero di cellulare, chi ha risposto non ha solo preteso denaro e droga per riconsegnare le mie cose. Mi hanno minacciato, dicendo che sapevano dove abitavo e sarebbero venuti a cercarmi. Nel borsello rubato, oltre al documento d'identità, c'erano anche le chiavi della casa dove vivo con mio padre, che è molto malato, mia sorella e mio nipote".
Brugiatelli, dunque, conclude spiegando il perché della sua condotta e ricordando il militare caduto in servizio: "Ho avuto paura che potessero far del male a me e soprattutto a loro, e per questo ho chiesto aiuto al 112.
Le stesse minacce che avevano rivolto a me, sono state ripetute poco dopo, quando, con il telefono in viva voce, ho richiamato di fronte ai carabinieri il mio numero di cellulare. Il resto è storia nota, alla quale non voglio aggiungere altro, a parte tutto il mio dolore e rispetto, per la vita di un giovane eroe finita troppo presto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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