A Chernobyl animali e piante stanno bene: cosa vuol dire tutto questo?

La serie tv Chernobyl torna a farci pensare a quella terra che nell'aprile del 1986 fu letteralmente devastata dalle radiazioni. Come si vive oggi da quelle parti? Animali e piante vivono benissimo

A Chernobyl animali e piante stanno bene: cosa vuol dire tutto questo?

La serie tv Chernobyl, in onda su Sky, ci mostra cosa successe a partire dal quel tragico 26 aprile 1986, con l'incidente alla centrale nucleare e la contaminazione che arrivò su tutta l'Europa, toccando anche la costa nordorientale dell'America. In una puntata, come scrive oggi il Corriere, c'è una puntata in cui un reduce dall'Afghanistan ha il compito di uccidere, con la sua squadra, tutti gli animali presenti nell'area, con le carcasse da seppellire poi sotto una colata di cemento. L'ordine che dà il soldato ai suoi uomini è perentorio: "Uccideteli con un colpo solo, vi ammazzo se li fate soffrire".

Una delle cose più sorprendenti è che oggi, a distanza di 33 anni dalla strage, Chernobyl - strano a dirsi - è uno dei luoghi più ricchi al mondo in termini di biodiversità. Lo ha documentato Peter Hayden nel 2007 entrando nella zona contaminata, dove non vie più alcun essere umano. Cosa ha trovato? Una rigogliosa vegetazione e moltissimi animali che vivono indisturbati. Animali di tutti i tipi: cani e gatti, ovviamente, ma anche cinghiali, cavalli, castori, orsi, cervi e molte altre specie. Una scoperta per certi versi sorprendente, che è stata confermata anche da National Geographic tre anni fa, documentando una natura incredibilmente rigogliosa. Ma a cosa si deve tutto questo?

L'uscita di scena (forzata) dell'uomo ha fatto sì che venisse meno tutto l'inquinamento che esso produce. Chiariamo subito una cosa: l'ambiente è molto radioattivo, quindi non è un luogo ideale dove possiamo vivere. Ma il fatto che gli animali abbiano una speranza di vita più breve della nostra fa sì che, in molti casi, non si sviluppino quelle malattie (tumori) che di solito sono determinati dalle radiazioni. Inoltre la loro riproduzione avviene ad un livello molto più alto e veloce degli uomini, e quindi tutto questo va a riequilibrare le perdite (sicuramente verificatesi in gran numero) a causa delle radiazioni. Tra l'altro non sono state riscontrate, salvo alcuni rari casi, mutazioni genetiche.

Fabrizio Rondolino sul Corriere sottolinea che questa storia contiene un insegnamento: siamo noi, esseri umani, gli unici esseri viventi che non possono vivere a Chernobyl. La natura sa trovare un proprio equilibrio, a che a seguito di una catastrofe.

E l'apocalisse nucleare non vuol dire, necessariamente, la fine dell'universo ma, al massimo, solo di una specie: quella umana. L'insegnamento finale, dunque, è che forse dovremmo smetterla con la pretesa di voler salvare il pianeta, pensando invece a salvare noi stessi.

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