La commedia di Sanremo dove si piange e si ride

Se poi si mettono a piangere anche i Maneskin, allora dobbiamo rifare i conti

La commedia di Sanremo dove si piange e si ride

Se poi si mettono a piangere anche i Maneskin, allora dobbiamo rifare i conti. Lacrima anche Morandi, si commuove Amadeus, ripenso a Bobby Solo e alla sua lacrima sul viso che fece scalpore per il rimmel e il playback, il festival è un pianto, nel senso buono, ma non soltanto. Sanremo unisce quattordici milioni di italiani davanti ai televisori ma, nello stesso momento, li divide, la commozione di artisti e varia umanità offre il lato umano, così si coinvolge il cuore del popolo pubblico, parte, a chiamata, la standing ovation, i belli della diretta vogliono l'applauso, la mano sul petto, ma due secondi dopo scoppia la bagarre, la Muti si inoltra nelle canne, purtroppo non quelle di Grazia Deledda, comunque trattasi sempre di canne e parole al vento di Liguria, si ribellano quelli contro ogni tipo di polvere o sostanza, lo stupore sì, lo stupefacente no, mai; quindi Achille Lauro si bagna il capo, inventa il self service del fonte battesimale però non dice di rinunciare al demonio, una parte della Chiesa reagisce con vigore, alcuni prelati benedicono il gesto.

Il dibattito è aperto, i toni accesi, Amadeus è Beckett, il teatro dell'assurdo. Per non farsi mancare nulla ecco che si appalesa lo scrittore impegnato, Saviano Roberto, docente esclusivo in mafia e affini, lui ricorderà le stragi del Novantadue, anche se le date della tragedia sono altre (maggio), ma il palinsesto se ne frega della storia, deve fare ascolti, share, contratti con gli sponsor. Sarebbe stata una idea alta e civile convocare i parenti dei carabinieri vittime, servitori anch'essi della Patria, ma Saviano val bene una serata a Sanremo. Per fortuna spunta un siciliano che però tratta ben altri argomenti, è Rosario Fiorello Tindaro il quale risulta come un sassofonista dietro un funerale. Ogni sua parola serve ad asciugare le lacrime di cui sopra, sghignazza Amadeus, Damiano sbatte le ciglia lucide di brillantini, la commozione è risolta, si scherza come nelle migliori serate al villaggio turistico; in prima fila la Rai schiera i suoi cartonati, al pubblico vero e pagante sono riservate le gradinate. Un po' di coraggio, Fiorello.

«Per la nostra ultima canzone vogliamo il vostro aiuto, quelli che occupano i posti più economici battano le mani, il resto può far tintinnare la gioielleria», John Lennon, concerto dei Beatles, davanti alla regina madre, la principessa Margaret e il consorte lord Snowdon, al Royal Command Performance, Londra, 4 novembre 1963.

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