Chissà se non se ne sono accorti o se l'hanno fatto apposta. In fondo quando si parla di alimentazione, il pensiero finale non può che andare lì. È la naturale e biologica conseguenza di un buon pasto a tavola, quello che indubbiamente il nuovo Centro di Arte Contemporanea sulla Cultura Alimentare dovrà in qualche modo rappresentare. La conclusione della digestione.
C.A.C.C.A.: è questo l'acronimo dell'istituto che Virginio Merola ha fatto lanciare con grande enfasi sul profilo Twitter del Comune di Bologna. Forse gli amministratori comunali volevano esorcizzare la stitichezza. Se invece era una trovata pubblicitaria, giù il cappello per chi l'ha pensata: è sicuramente riuscito a far parlare del nuovo C.A.C.C.A come in pochi sarebbero riusciti a fare. Poi però vai a vedere sul sito e scopri che l'acronimo è proprio quello, che non è stato un errore del responsabile comunicazione. Ma sul nome ci hanno probabilmente riflettuto, l'hanno scelto e l'hanno messo nero su bianco anche sulla presentazione online.
Bologna si presenterà allora "non solo come città del cibo - scrive l'assessore 608px; line-height: 1.538em;"> Matteo Lepore - ma anche come città che attorno al cibo sa sviluppare dei progetti". E grosse scivolate sulla C.A.C.C.A.
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