Mentre il relitto della Costa Concordia è ancora incagliato tra gli scogli davanti all'isola del Giglio, nuovi dettagli emergono dalle indagini. In un'intercettazione pubblicata oggi dal Corriere Fiorentino, emerge chiaramente come la compagnia abbia provato a insabbiare "l'inchino", la manovra avventata che ha portato al naufragio, cercando un accordo con la Capitaneria di Porto per un verbale con meno contestazioni nei confronti della Costa.
"Allora adesso abbiamo chiesto alla Capitaneria di Porto, speriamo che con le buone relazioni che abbiamo, di aiutarci no?... E dimostrare che noi non siamo mai passati così vicino! E sono i tracciati ufficiali loro!", dice un manager della Costa in una registrazione ambientale agli atti dell’inchiesta che vede indagate otto persone. E non solo: dalle intercettazioni emerge anche la volontà da parte della Costa di chiedere l'intervento di alcuni politici (un ex senatore del Pdl e un attuale esponente del Pd). In questo caso si tratta solo di parole: non risultano agli atti eventuali pressioni politiche sulle vicenda.
Del resto, nonostante le registrazioni, la compagnia viene considerata dal gip Valeria Montesarchio parte lesa e fin dall'inizio il presidente di Costa Crociere aveva sottolineato l'estraneità dell'azienda: "La rotta
era stata impostata correttamente e la manovra attuata dal comandante Schettino non era approvata, non era stata autorizzata dal comando, né quest’ultimo ne era a conoscenza", sosteneva nei giorni successivi al disastro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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