Un anno di reclusione per "atti persecutori e stalking". Il giudice di Torino, Alessandra Cecchelli, ha condannato il 63enne che ha insultato e perseguitato con minacce e offese una coppia gay che viveva nel suo stesso condominio, nel quartiere San Donato. I due sarebbero stati costretti a vendere l'immobile e trasferirsi da un'altra parte. Poco prima che il giudice pronunciasse la sentenza, il pm Cesare Parodi ha denunciato che in quell'edificio vi era un clima "infame" dovuto ai "reiterati, inutili e offensivi insulti attinenti non a vicende condominiali, ma alla sfera sessuale dei due inquilini".
"Si sta cavalcando l'onda e io sono il capro espiatorio", ha commentato il 63enne torinese. "Vengo da una famiglia per bene - ha detto l'uomo dopo la decisione del giudice - ho sempre insegnato valori ed educazione alle mie figlie. Questa cosa doveva finire in un'assemblea di condominio e non in un'aula di tribunale. Lo ripeto, non ho nessun problema a relazionarmi con i gay". Teatro della vicenda, che si snoda fra il 2013 e il 2014, la palazzina nella quale la coppia omosessuale viveva e dove sarebbe stata oggetto di ripetute offese a seguito delle quali cambiò casa. La sospensione della pena, come riferito dal giudice, è subordinata al pagamento della provvisionale.
"Siamo soddisfatti per la capacità avuta dal tribunale nell'affrontare una vicenda processuale non comune - ha commentato l'avvocato di parte civile, Anna Ronfani - e risolverla con una sentenza corrispondente alle giuste aspettative delle persone offese".
"Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza - ha risposto Luca Cavallo, avvocato difensore d'ufficio del 63enne - e poi faremo appello. Il quadro non è così granitico come è necessario che sia per prendere una decisione del genere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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