Il contagio dalla Germania Inutile la caccia all'untore

Il contagio dalla Germania Inutile la caccia all'untore

L a Cnn ha mandato in onda una mappa del mondo con al centro l'Italia, ma non è un riconoscimento della nostra importanza nella storia dell'umanità: veniamo indicati come il centro e gli untori del virus. Dallo Stivale, infatti, si dipartono tante frecce rosse che dipanano malattie e morte in ogni direzione, Brasile e Stati Uniti, India e Borneo, Russia, Islanda, Nigeria, tutta l'Europa.

Dopo la Pizza allo scatarro di un canale francese, è l'aggressione internazionale maggiore che abbiamo ricevuto. Quella dei nostri cugini d'Oltralpe era «soltanto» una disgustosa satira. Quella degli americani non può essere spiegato nello stesso modo. Sono passati i tempi (un secolo fa) in cui i nostri emigranti venivano iscritti nei registri come «bianchi di pelle scura», e sono passati anche quelli di Al Capone. Si può dunque pensare che si tratti di un caso di pessimo giornalismo, capita anche ai migliori, e soprattutto di una psicosi ben più antica della scoperta dell'America: la caccia all'untore. La maggior parte dei casi negli Stati Uniti si è verificata sulla costa del Pacifico, quella vicina alla Cina, e non c'è bisogno di aggiungere altro. Una delle regole della caccia all'untore, però, è cercare sempre nuovi untori. Una volta finito con la Cina, ci voleva qualcun altro da bastonare, dunque noi, con i nostri molti casi, senza badare se siamo i colpevoli o le vittime. Una controprova è che la diuturna ricerca di un mitico Paziente Zero ha indicato, adesso, un giovane tedesco in affari con la Cina. E già si sente nell'aria che lo useremo per dire al mondo, «Non siamo stati noi!». È in questo modo che la paura divide gli Stati e la globalizzazione trova il suo contrappasso dantesco da bolgia infernale. Di più: all'interno della stessa Italia, vengono indicati come la causa del male i lodigiani in particolare e i lombardi in generale, colpevoli invece che prime vittime.

In tutto questo sciocchezzaio di vergone e orgogli internazionali, nazionali e regionali, bisogna individuare la vera radice del problema: sì, è nato in Cina, e in Cina si sono fatti molto errori, anche per interesse, ma il minuscolo virus è immensamente più grande di quel vasto Paese. Basta leggere Spillover, dell'americano David Quamme. Spiega che Ebola, Nipah, Sars (e oggi il Corona) hanno migliaia di fratelli nascosti negli animali, dal più comune maiale al più esotico gorilla.

E che noi li favoriamo con comportamenti scriteriati: «Nessun animale di grande corporatura è mai stato così abbondante come lo sono ora gli umani», ha detto in un'intervista, e i nostri sempre più pesanti interventi sulla natura, animali compresi, stanno aumentando gli scambi virali, prima da animale a umano, poi da umano a umano. Il primo colpevole del virus è il Sapiens Sapiens. Noi.

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