Si fa sempre più fitto il mistero sul duplice omicidio di Pordenone dove si attende una svolta nelle indagini che pare non arrivare ancora. E così si moltiplicano gli inviti a collaborare a chiunque abbia visto o sentito qualcosa. Un appello che testimonia come le frecce all’arco della Procura siano per il momento poche e forse spuntate. Perché le piste sono contemporaneamente tutte e nessuna. Da 48 ore a questa parte, le voci sul movente dell’esecuzione dei due fidanzati trentenni, Trifone Ragone e Teresa Costanza, sono state le più svariate.
Debiti non pagati, ammiratori delusi, corteggiatori fattisi troppo insistenti - con tanto di minacce di una lezione severa - screzi occasionali divenuti motivo di assurda vendetta, la lunga mano della criminalità organizzata: "Tutto è possibile - hanno commentato i detective - ma le evidenze che abbiamo, al momento, non ci permettono di suffragare alcuna di queste tesi, taluna delle quali manca anzi di rispetto alle vittime che, fino a prova contraria, si sono dimostrate essere persone senza macchia, benvolute e inserite positivamente in un contesto sociale e professionale nuovo". Qualche diversità di vedute anche sul fronte delle indagini: se il Procuratore della Repubblica Marco Martani ritiene la 7.65 utilizzata per il duplice omicidio "un’arma non da professionisti, poco efficace e imprecisa", alcuni inquirenti ricordano invece come chi l’ha impugnata abbia fatto centro con 5 colpi su sei, in rapida successione. Tutti andati a bersaglio e senza distruggere il veicolo o creare una confusione tale da far accorrere i passanti, che non si sono accorti di nulla.
Tra le tante indiscrezioni che si rincorrono, ci sarebbe anche quella di un testimone: un anziano che avrebbe riferito di aver notato una presenza sospetta nei giorni precedenti la tragedia, quando il killer - tra i pochi punti fermi c’è quello che l’assassino avrebbe agito da solo - era forse impegnato negli appostamenti per organizzare l’agguato. Anche in questo caso, nessuna conferma. Qualche certezza la potrebbero fornire gli esperti del Ris di Parma e del Reparto Crimini Violenti del Ros di Roma - una decina di investigatori in tutto - giunti in Friuli nel pomeriggio e subito impegnati in una lunga riunione operativa al Comando provinciale per ricontrollare tutti i protocolli utilizzati nel corso dell’indagine. Domani un perito balistico assisterà all’autopsia sul corpo dei due giovani, da cui si spera di ricavare qualche indicazione in più. Medesimo auspicio tratto dalla visione di centinaia di ore di filmati della videosorveglianza comunale, non solo della zona, ma dell’intera città. Per adesso, l’unico dato inconfutabile lo ha ricordato lo stesso Procuratore Martani: "Siamo di fronte a un assassino che ha dimostrato estrema determinazione e freddezza". E un’ottima conoscenza dei luoghi, sfuggendo all’occhio delle telecamere presenti e dileguandosi senza che decine di persone, impegnate in attività sportive, nella principale struttura ricreativa della città, notassero anche solo un minimo movimento sospetto. Mistero poi anche perché, intanto, si è appreso che il fratello del padre di Teresa, originaria di Favara (Agrigento), nel 1995 fu vittima di "lupara bianca".
Collaboratori di giustizia raccontarono ai magistrati che Antonio Costanza fu ucciso e poi sepolto con la sua auto in un terreno di Campofranco (Caltanissetta) perché erroneamente indicato come colui che avrebbe indicato agli investigatori il nascondiglio di un boss poi arrestato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.