Chi soffre di cuore e di ipertensione deve alzare il livello di guardia per proteggersi dalla minaccia del coronavirus. A lanciare l'allarme è l'American College of Cardiology che, come riportato dal Messaggero, ha inviato una mail agli specialisti di tutto il mondo, invitandoli a fare informazione ai propri pazienti – e a tutta la popolazione – sui rischi che corrono le persone con patologie cardiache o legate alla pressione alta.
Insomma, non solo coloro i quali hanno criticità polmonari sono in pericolo per colpa del Covid-19, ma anche i sofferenti di cuore e gli ipertesi: dei 105 italiani deceduti al 4 marzo – secondo l'Istituto Superiore di Sanità – il 74,6% era iperteso, mentre il 33,8% soffriva di paziente e il 70,4% aveva subito un'ischemia.
La ricerca degli esperti americani è terminata a fine febbraio e ora sono arrivati i risultati. Numeri, indicazioni e consigli utili per fronteggiare al meglio l'emergenza sanitaria del coronavirus che è arrivata anche negli Stati Uniti. Qui, infatti, si contano 564 casi confermati, 22 morti e 8 soggetti che si sono ristabiliti. Nel mondo, invece, gli infettati sono 110.276, con 62.097 persone rimesse e 3.840 decessi. In Italia i numeri non si fermano e anzi continuano a crescere in modo preoccupante. Nel Belpaese, infatti, si contano 366 morti, 622 pazienti ristabiliti e un totale di 7.375 casi confermati dalle autorità.
Tornando al report dei medici americani, coordinati da Mohammad Madjid (docente di Medicina alla McGovern Medical School University of Texas di Houston), si apprende come "circa il 40% dei pazienti ospedalizzati con l'infezione avevano malattie cardiovascolari o cerebrovascolari". Insomma, chi è seguito dal proprio medio curante per infarto pregresso, aritmia, scompenso cardiaco e operazione chirurgica per innestare bypass aorto-coronarico o valvole cardiache, deve fare attenzione. Così come chi ha problemi alle vie respiratorie, oltre che al medesimo apparato.
L'analisi, dunque, continua snocciolando i dati: "La percentuale di mortalità nella popolazione generale si attesta intorno al 2-3%. Mentre sale al 6% tra gli ipertesi, al 7,3% tra i diabetici, al 10,5% tra i cardiopatici e al 14,8% tra gli over ottanta. Tra chi soffre di complicazioni polmonari, dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva all'enfisema, si arriva al 6,3%".
Nel report, infine, si legge ancora: "Gli adulti più anziani hanno meno probabilità di presentarsi con la febbre, quindi è giustificata una valutazione attenta di altri sintomi come la tosse o la mancanza di respiro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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