Coronavirus, a Bergamo camere mortuarie piene

È allarme su Bergamo e provincia. Non si può nemmeno morire in pace da queste parti. Nella zona si contano 142 vittime su un totale di 244 comuni

Coronavirus, a Bergamo camere mortuarie piene

Nella Bergamasca c’è il rischio che qualcuno abbia sottovalutato il problema. I morti sono tanti e c’è chi crede che qui il male sia piovuto via aria ancora prima che ne Lodigiano. La cronaca è che anche Bergamo chiude come il resto d’Italia. Qui le camere mortuarie degli ospedali cittadini, però, non reggono più. È una vera emergenza. E il Comune deve fare la sua parte, dando spazio e pietoso riposo anche alle spoglie di chi è arrivato in ospedale da fuori città, ed è morto di polmonite. È il principale effetto del virus senza vaccino. Lo scrive il Corriere della Sera.

Anche la camera mortuaria del cimitero cittadino non è più sufficiente. Per accogliere i feretri, prima della cremazione, è stata anche aperto il Tempio di Ognissanti, la moderna chiesa del cimitero, occupata mediamente da 40 bare ogni giorno. E se in un sabato ordinario di inizio marzo i decessi ordinari registrati in città, potevano essere tra i 4 e i 5, ora la media è terrificante, e sfiora i 20. Accade a Bergamo e anche a Zogno, dove il parroco ha deciso di suonare una sola volta le campane a morto, perché altrimenti i rintocchi funebri dovrebbero proseguire tutto il giorno.

Nella zona si contano 142 vittime su un totale di 244 comuni. Sono concentrate tra Nembro, Alzano Lombardo, Albino, i primi territori a soffrire, ma sempre di più anche in città. Come se il flusso del virus, dopo aver colpito duro nella bassa Val Seriana, avesse virato a un certo punto in due direzioni: da un lato Zogno e la Val Brembana, dall’altro la città. Per fare ancora più male e colpire tra i quartieri, dove i palazzi e gli spostamenti sono più ravvicinati, nel cuore di una Bergamo che negli ultimi anni ha raggiunto livelli di dinamicità, turismo incluso, che probabilmente non si erano mai visti. Qui il sindaco, Giorgio Gori, manda almeno un messaggio al giorno via social per invitare tutti a stare in casa.

C’è da chiedersi perché, però, Bergamo e provincia siano finite nella morsa del virus globale a questi livelli. Il sistema ospedaliero, impegnato a far fronte all’emergenza sfiorando il collasso, non ha mai preso nettamente posizione sul tema.

Ma il dubbio è che ci sia stata una sottovalutazione dei sintomi di alcuni pazienti che erano arrivati in ospedale addirittura prima che esplodesse l’allarme a Codogno. Il risultato? Un disastro. Le camere ardenti sono piene e non c’è più spazio per nessuno. Da queste parti non si può neppure morire in pace.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica