Milano. La situazione epidemiologica nel nostro paese peggiora a vista d'occhio con differenze particolarmente spiccate in alcuni territori, e un ritmo diverso, tra le regioni nella somministrazioni dei vaccini. A fotografare la situazione il bollettino settimanale della Fondazione Gimbe: si conferma un incremento dei nuovi casi settimanali del 37,7 per cento con variazioni che oscillano dal 12,7 per cento della Toscana al 75,3 per cento della Provincia Autonoma di Bolzano. Parallelamente sale il tasso di occupazione dei posti letto Covid: del 14,8 per cento in area medica e del 9,4 per cento in terapia intensiva. Al momento però nessuna Regione supera la soglia del 15 per cento per l'area medica, mentre Friuli-Venezia Giulia (11 per cento) e Marche (11 per cento) superano quella del 10 per cento per l'area critica.
Mentre crescono i contagi, la campagna vaccinale sembra essere in affanno, tanto da non riuscire a tenere il passo con il numero dei cittadini man mano candidabili a ricevere la terza dose, anche per via delle scorte sempre più risicate di vaccini a mRNA, scese a 8,8 milioni di dosi. Il tasso nazionale di copertura vaccinale si aggira intorno al 40 per cento, con «le regioni che vanno in ordine sparso». Scendono a 170mila le somministrazioni giornaliere e i nuovi vaccinati crollano a quota 108mila. «Della platea relativa alla dose booster, ferma all'aggiornamento del 2 novembre - spiega il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta - vanno ancora vaccinate oltre 3,1 milioni di persone, cui ogni settimana si aggiungono circa 800mila over 60 che hanno completato il ciclo tra maggio e giugno. Entro fine anno si aggiungeranno a questa platea ben 7,4 milioni di persone, oltre a circa 750mila under 60 vaccinati con Johnson&Johnson entro giugno. Complessivamente, si tratta di oltre 11 milioni di dosi booster che impongono alle Regioni un deciso cambio di passo sia in termini di comunicazione e persuasione, sia di organizzazione, visto che entro dicembre bisognerebbe somministrare circa 1,4 milioni di dosi settimanali».
Proprio per convincere i cittadini a sottoporsi al richiamo, a fronte della tiepida adesione alla terza fase della campagna dimostrata fin ora, l'unità di crisi lombarda, coordinata da Guido Bertolaso, sta mettendo a punto la nuova strategia. A differenza della campagna massiva dove gli hub erano stati pensati per vaccinare velocemente milioni di lombardi, con una potenza di fuoco arrivata a 120mila inoculazioni al giorno, ora si sta smettendo a punto una campagna «sotto casa» per rendere «comoda e veloce» la profilassi. Tra le ipotesi in campo presidi alle stazioni dei treni, in particolare in quelle frequentate dai pendolari. Uno studio di fattibilità è già stato fatto per la stazione di Cadorna, con tanto di sopralluogo: a disposizione degli spazi al chiuso inutilizzati che potrebbero ospitare da gennaio i pendolari, che prima di prendere il treno all'andata o al ritorno, si fermino una ventina di minuti per farsi inoculare il siero. L'idea è di fare un test a Cadorna per verificare l'affluenza e poi aprire un presidio alla stazione Garibaldi. Parallelamente si sta pensando di lanciare una «call» per i supermercati, che potrebbero diventare punti nevralgici della nuova rete.
Dal 1 dicembre i cittadini tra i 40 e i 59 anni potranno ricevere il richiamo purché siano trascorsi almeno 6 mesi dal completamento del ciclo primario di vaccinazione.
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