Così gli introiti dei trafficanti sfuggono ai controlli del fisco

Per evitare la tracciabilità di circuiti bancari usano l'hawala, un sistema di compensazione tra soggetti diversi sulla base della fiducia

Così gli introiti dei trafficanti sfuggono ai controlli del fisco

Un fiume di denaro. Milioni, se non miliardi. Il traffico degli immigrati frutta alle organizzazioni criminali del Nord Africa un business stellare. L'inchiesta della procura di Palermo ha messo alla luce spostamenti di denaro da un Paese all’altro grazie a un meccanismo tipico di alcune aree africane: l'hawala. Si tratta di un sistema di compensazione tra soggetti diversi sulla base della fiducia, un sistema clandestino di trasferimento di risorse.

Come ha spiegato il capo della procura di Palermo, Franco Lo Voi, nel corso della conferenza stampa sull’operazione "Glauco II", il business degli organizzatori della tratta di esseri umani è milionario. Il prezzo medio pagato dagli immigrati per raggiungere la Libia da Paesi come l’Etiopia si aggira sui 5.000 dollari. Il viaggio verso l’Italia sulle carrette del mare, poi, costa altri 1.500 dollari. L’organizzazione, previo pagamento di circa 400 euro, consente la fuga dai centri della Sicilia e allestisce il viaggio verso altri Paesi europei con l’ulteriore pagamento di circa 1500 euro. "Faremo una comunicazione immediata a Eurojust sul tipo di attività svolta e trasmetteremo inoltre questi dati a Europol - ha annunciato Lo Voi - le cui banche dati potrebbero consentirci il riscontro dei dati sulle indagini svolte anche da altri paesi".

Il provvedimento di fermo riguarda 24 soggetti di cui quattordici, arrestati, che operavano in Italia. Tra i destinatari del provvedimento di fermo, ma ancora a piede libero, quelli che sono considerati i principali organizzatori del traffico di vite umane: l'etiope Ghermay Ermias e l'eritreo Redae Medhane Yehdego che operano sulla "rotta libica". Il primo, latitante dal luglio 2014, ritenuto l’organizzatore e il responsabile della strage di Lampedusa dell’ottobre 2013, agisce tra Tripoli e Zuwarah. Nel corso delle indagini sono emerse transazioni di denaro, prevalentemente movimentato tramite canali illegali, per centinaia di migliaia di euro. Il circuito illegale privilegiato per i trasferimenti di denaro, il cosiddetto hawala, è strutturato in modo semplice: si fonda essenzialmente su un rapporto fiduciario e consente di evitare la tracciabilità di circuiti bancari e finanziari leciti. Gli immigrati hanno, infatti, necessità di inviare parte del denaro alla famiglia nel paese d’origine, senza ricorrere ai normali circuiti bancari che impongono procedure di identificazione.

L'inchiesta della procura di Palermo ha permesso di accertare i contatti intercontinentali tra i sodali, che operano sulle opposte rive del Mediterraneo, grazie a programmi che usano protocolli Voip, come Skype, Whatsapp o Viber. In questo modo diventa più difficile intercettarli.

Attraverso una di queste conversazioni via web, però, la polizia italiana ha appreso che i trafficanti non esitano a raddoppiare il numero dei passeggeri da far salire sui barconi pur di incrementare i guadagni rendendo, in questo modo, sempre più rischiose le traversate.

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