Ecco come la tecnologia si sostituisce ai 5 sensi (più 1)

Il "food sniffer" scopre cibi marci, il "texture senser" testa la consistenza degli oggetti. E per il sesto senso...

Ecco come la tecnologia si sostituisce ai 5 sensi (più 1)

La tecnologia porta innovazioni impensabili un paio d'anni fa, indispensabili oggi. Con lo smartphone evitiamo la coda al supermercato. Prenotiamo la cena stellata dal divano, o accendiamo il forno per avere le lasagne pronte al nostro rientro. Tra poco stamperemo la pasta o l'amuse bouche di design collegandoci alla stampante 3D di casa, per impressionare gli ospiti a cena. In molti bar già si prenota prima di arrivare e si esce senza passare per la cassa, pagando dal telefonino.

Tutto nel segno del risparmio di tempo e seccature. Ma la prossima frontiera si spinge oltre, e coinvolge i nostri cinque sensi. Già, proprio quelli che da tempo immemore utilizziamo per affrontare e decodificare il mondo.

Al centro dei più recenti studi di robotica e intelligenza artificiale c'è infatti la realizzazione di macchine sempre più «umane» e che con gli umani sono in grado di interagire. Per fare ciò devono essere, anche loro, dotate di sensi. Sono ricerche che hanno come fine la cura di malattie, come l'autismo, o l'assistenza ad anziani. Le ricadute però, stanno già arrivando sul mercato. E tendono a farci dimenticare che in fondo, noi i cinque sensi ce li abbiamo tutti, vivi, vegeti e funzionanti. Vediamo quali sono, senso per senso.

Olfatto. La cucina, luogo della sensualità, dei profumi e degli aromi, si sta trasformando in un asettico laboratorio di analisi? Le preoccupazioni salutiste scavalcano la nostra esperienza nel trattare il cibo. Tramandata da generazioni. Come si riconosce un pesce fresco? Dall'occhio brillante, le squame lucide, le lamelle delle branchie rosate? Non basta. Da qualche tempo sul mercato c'è il «food sniffer», un dispositivo che, analizzandone i componenti organici volatili (quelli che ci permettono di «sentire» gli odori) decide se la carne o il pesce che abbiamo in frigo può ancora essere consumata, o se è pronta per la spazzatura.

Gusto. Facile pensare alla foto del piatto al ristorante. Tutta immagine, niente gusto. Che poi, si sa, de gustibus non disputandum est. Fino ad oggi. Perché alla fine, il gusto è tutta una questione di chimica. In futuro «pescando» da banche dati complete di tutti i sapori saranno i computer (siete avvisati, chef pluristellati) a calibrare i gusti e creare piatti che siano allo stesso tempo sani e gustosi.

Vista. I computer sono oggi in grado di riconoscere i soggetti delle foto, decidere se stiamo sorridendo o meno, tra un po' stabiliranno se abito e pettinatura sono adeguati per lo scatto. La «supervista» delle macchine però può essere usata in medicina per «vedere» ciò che sfugge all'occhio umano, ad esempio nei, prima che si trasformino in melanomi. Tornando alla nostra cucina, è già sul mercato il frigo che «legge» le date di scadenza (ma non sarebbe più semplice scriverle più in grande e metterle sempre allo stesso posto sulle confezioni?)

Tatto. A brevissimo i nostri schermi avranno il Texture sensing, la capacità di sentire la consistenza degli oggetti tramite vibrazioni elettromagnetiche. Indispensabile per acquistare online capi d'abbigliamento, ma anche alimenti dei quali si vuole tastare la consistenza.

Udito. Non si tratta solo di capire una lingua straniera; i computer in un futuro prossimo potrebbero decifrare «linguaggi» che comprendiamo con difficoltà, come ad esempio il pianto dei neonati. Prevediamo sarà snobbato dalla mamma empatica, e diventerà indispensabile per il papà poco presente.

E il sesto senso? Esiste, eccome.

«Noi umani riusciamo a cogliere, in maniera inconsapevole peraltro, le differenze impercettibili di movimento che sono indizi di stati d'animo ma anche dell'intenzione di fare un gesto, ancora prima di muovere un muscolo», spiega Cristina Becchio, responsabile del gruppo che all'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova studia i meccanismi alla base della capacità di leggere le intenzioni altrui partendo dall'osservazione. Noi già lo facciamo tutti i giorni, più o meno bene (a seconda del nostro grado di «empatia sociale»). E le macchine? «Ci stiamo lavorando, potrebbero acquisire questa capacità tra cinque anni».

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