"Non c'è nessuna prova che il coronavirus fosse presente in Italia già a settembre 2019". A dichiararlo è stata l'immunologa dell'Università di Padova, Antonella Viola, che su Facebook ha commentato lo studio svolto dall'Istituto tumori di Milano, in collaborazione con l'Università Statale e con l'Università Siena, che avevano scoperto anticorpi legati al Covid-19 già a settembre 2019.
La ricerca, pubblicata l’11 novembre sul Tumori Journal e firmata da Giovanni Apolone, direttore dell’Istituto, ha preso in considerazione 959 campioni ematici, su cui è stato eseguito il test sierologico. In 111 individui (pari all'11,6%) sono stati individuati gli anticorpi specifici per Sars-CoV-2 e, tra questi, il 14% presentava anticorpi da settembre 2019, mentre un primo cluster di casi positivi (>30%) era stati individuato nella seconda settimana di febbraio 2020. La ricerca, quindi, mostrava la presenza in Italia del nuovo coronavirus molto prima della scoperta dei primi casi rilevati a Codogno: si tratta, secondo gli studiosi, di "un'inaspettata circolazione molto precoce di Sars-CoV-2 tra individui asintomatici in Italia diversi mesi prima dell'identificazione del primo paziente".
Ma ora, sullo studio emergono diversi dubbi. "Lo studio di cui hanno tanto (e a torto) scritto e parlato i giornalisti- spiega Viola- non dimostra che il Sars-Cov-2 fosse in Italia prima del 2020. Non lo fa per diverse ragioni (di metodo scientifico)". Innanzi tutto, chiarisce l'immunologa, "il test usato per individuare gli anticorpi nei pazienti è fatto in casa e non validato". In secondo luogo, "la percentuale di persone con anticorpi che riconoscono Sars-Cov-2 è compatibile con la cross-reattività verso altri coronavirus già ampiamente riportata in letteratura. Gli stessi dati sono stati interpretati nel resto del mondo per parlare di immunità data dai virus del raffreddore". Infine, il test di verifica, che dimostrerebbe che gli anticorpi rilevati siano davvero in grado di fermare il virus, "non ha funzionato" e non è stato fatto il "controllo negativo: cioè pazienti del 2017-2018 che certamente non possono essere stati infettati".
Virus presente già a settembre 2019? Nessuna prova. Lo studio di cui hanno tanto (e a torto) scritto e parlato i...
Pubblicato da Antonella Viola su Domenica 15 novembre 2020
"È possibile ci possa essere una data diversa da quella che noi conosciamo", per l'arrivo del virus in Italia, ha chiarito l'immunologa Viola, intervistata da Rainews, ma "certamente non può essere dimostrata da questo studio".
Scettico sui risultati dello studio anche Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, che a L'aria di domenica su La7 ha commentato: "Vediamo di avere delle conferme reali. È veramente difficile pensare che il virus sia così vecchio. Se lo fosse, bisogna chiedersi perché non ha creato molto prima focolai. Che si parli di questo virus in termini di così forte anticipazione uno la domanda se la pone. A Milano si dice più piano, più adagio".
Dello stesso parere anche il biologo della Temple University di Philadelphia Enrico Bucci, che concorderebbe con Viola circa l'ipotesi secondo cui gli anticorpi sarebbero frutto della cross reattività presente nel 10% della popolazione mondiale che incontra altri coronavirus.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.