Un nuovo farmaco contro il virus: al via sperimentazione in Italia

La colchicina, farmaco utilizzato da anni per combattere la gotta ed altre infiammazioni croniche, potrebbe essere un valido alleato nella lotta contro il virus. Ecco il progetto tutto italiano chiamato "Colvid-19". I test inizieranno su 308 pazienti positivi ospedalizzati ma non in terapia intensiva

Un nuovo farmaco contro il virus: al via sperimentazione in Italia

Si fa sempre più serrata la lotta al Covid-19. In attesa del benedetto vaccino, si sta valutando il possibile impiego di un vecchio farmaco antireumatico, la colchicina, utilizzato da anni contro la gotta ed altre forme infiammatorie croniche.

Nasce "Colvid-19"

È questo l'obiettivo di un nuovo progetto, chiamato "Colvid-19", promosso dalla Sezione di Reumatologia del dipartimento di Medicina dell’Università di Perugia e realizzato sotto la protezione della Sir (Società italiana di reumatologia, che finanzia la ricerca), della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e dell’Associazione italiana pneumologi ospedalieri (Aipo).

Cos'è la colchicina

L'idea è quella di reclutare 308 pazienti positivi e ricoverati in ospedale ma per i quali non è ancora necessario il trattamento in terapia intensiva. "La colchicina è un vecchio farmaco che da molti anni utilizziamo contro alcune patologie infiammatorie acute, come gotta e pseudogotta, e altre forme infiammatorie croniche - afferma Roberto Gerli, presidente Sir ed uno dei ricercatori dello studio - presenta delle peculiarità e delle potenzialità estremamente interessanti".

Questo farmaco è attualmente usato per combattere la gotta, malattia del metabolismo caratterizzata da ricorrenti attacchi di artrite infiammatoria acuta con dolore, arrossamento e gonfiore delle articolazioni.

La doppia azione del farmaco

Il Prof. Gerli spiega la doppia, potenziale, efficacia del farmaco "che può avere un’azione antivirale ma, contemporaneamente, è in grado di bloccare la risposta infiammatoria del sistema immunitario senza però causare una immunodepressione. Sono tutte caratteristiche che possono essere sfruttate per limitare e quindi prevenire alti livelli di infiammazione responsabili dei danni d’organo determinati da un agente patogeno estremamente pericoloso e insidioso come il Coronavirus", spiega il ricercatore.

Progetto aperto a tutti

Lo studio "Colvid-19", come si legge su AdnKronos, si svolgerà sull’intero territorio nazionale e potranno partecipare tutti i centri che inoltreranno una richiesta. "Dai dati finora disponibili emerge che circa il 25% dei pazienti ricoverati, a causa del virus, ha un peggioramento clinico che causa la necessità di ventilazione meccanica o il ricovero in terapia intensiva - prosegue Gerli - come comunità scientifica dobbiamo quindi trovare nuovi trattamenti per ridurre l’infiammazione polmonare e di altri organi e di conseguenza le ospedalizzazioni".

Italia in prima linea

Con questo farmaco, si cercherà di "dare nuove chance di sopravvivenza agli uomini e donne colpiti dal Covid e ridurre accessi e ricoveri nelle strutture sanitarie - afferma Gerli - stiamo inoltre già lavorando a nuovi progetti di studio per il coinvolgimento di pazienti anche a livello domiciliare". Gli fa eco Luigi Sinigaglia, affermando che " la Sir e tutta la reumatologia italiana sono in prima linea per arginare questa terribile pandemia. Siamo all’avanguardia nel mondo per il livello di ricerca scientifica prodotta e nel nostro Paese sono attive strutture sanitarie di riferimento a livello europeo".

Gli altri farmaci

Al vaglio di scienziati e studiosi ci sono già diversi farmaci, alcuni dei quali adoperati nei pazienti Covid più gradi.

"Al momento - ricorda Sinigaglia - diversi studi sono in corso per dimostrare se alcuni trattamenti utilizzati per la terapia di alcune patologie reumatologiche possono essere utilizzati anche per contenere l’infiammazione da Covid-19. Il nostro auspicio è di riuscire, a breve, a produrre evidenze scientifiche rilevanti da mettere poi a disposizione dell’intera comunità scientifica".

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