Rispondere alla forza con la forza. Dopo la liberazione da parte del gip di Agrigento di Carola Rackete, si pensa già al futuro. Impossibile infatti non aspettarsi che la mancata convalida dell'arresto per la capitana tedesca della Sea Watch 3 non possa fare in qualche modo "giurisprudenza". E invogliare le ong a forzare nuovamente il blocco proprio come è successo questa volta.
Ma c'è un "cavillo" che può dare al governo un appiglio per "respingere" le ong. A ricordarlo è Roberto Calderoli, che si appella a un decreto ministeriale del 14 luglio 2003 attuativo di un articolo della legge Bossi-Fini. Il provvedimento è ancora vigente e prevede espressamente che "ove si renda necessario l’uso della forza, l’intensità, la durata e l’estensione della risposta devono essere proporzionate all’intensità dell’offesa, all’attualità e all’effettività della minaccia". In altre parole se capiterà di nuovo che un'imbarcazione entri con la forza nel porto - mettendo anche a rischio una motovedetta della Guardia di Finanza come accaduto la notte tra venerdì e sabato scorso -, sarà possibile rispondere con la forza. Sia in mare che per terra.
"A buon intenditor poche parole...
", chiosa il senatore della Lega, "Quando ho sentito che 'la capitana Carola' era stata liberata senza provvedimenti a suo carico inizialmente ci ho riso sopra pensando ad una fake news, ma ora mi viene da piangere. E da pensare al futuro. E alla nostra sicurezza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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