Delitto di via Poma, 22 anni buttati via

Assolto in appello l’allora fidanzato di Simonetta. Raniero Busco piange in aula: "Torno a vivere". E il colpevole non si trova

Delitto di via Poma, 22 anni buttati via

RomaPoco più di due ore per decidere e nessun dubbio: Raniero Busco è innocente, assolto per non aver commesso il fatto. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma scelgono la formula piena. L’ex fidanzato della giovane uccisa in via Poma il 7 agosto del 1990 non c’entra nulla con il delitto, uno dei più grandi gialli romani degli ultimi decenni, come invece aveva stabilito la condanna a 24 di carcere emessa in primo grado. Una sentenza che va ad allungare l’elenco degli omicidi insoluti.
Il tempo di realizzare che l’incubo era finalmente finito e Busco scoppia in un pianto liberatorio, si aggrappa al fratello Paolo che continua a ripetere come un mantra «giustizia è stata fatta» e abbraccia la moglie Roberta, mentre gli amici di sempre, quelli del bar di Morena che non l’hanno mai abbandonato, accolgono la notizia con un lungo applauso e lo scortano fuori, tra una selva di telecamere e giornalisti, facendolo allontanare da un’uscita di sicurezza e sorreggendolo quando viene colto da un lieve malore. «Da oggi ricomincio a vivere - è il suo primo sfogo - quando è uscita la Corte in un attimo ho rivisto tutta la mia vita». Una vita sospesa da quando nel 2006, sedici anni dopo il delitto, quando era ormai quarantenne, sposato e con due figli gemelli, è diventato l’indiziato numero uno fino al suo rinvio a giudizio, nel 2009, con l’accusa di omicidio volontario: secondo le analisi scientifiche c’era compatibilità tra il suo Dna e le tracce biologiche scoperte sul corpetto e sul reggiseno della vittima. Da allora nulla è stato più come prima, anche se la moglie l’ha sempre sostenuto e i parenti, gli amici e gran parte dell’opinione pubblica non hanno mai dubitato di lui, neppure quando il 26 gennaio 2011 i giudici di primo grado hanno stabilito che era stato proprio lui, in preda ad un raptus sessuale, a colpire Simonetta nel suo ufficio con 29 colpi di tagliacarte. Durante il processo Pietrino Vanacore, il portiere di via Poma che avrebbe potuto chiarire molti dubbi, venne trovato morto in circostanze misteriose tre giorni prima della sua deposizione. Per gli inquirenti si è tolto la vita. Portando la sua verità nella tomba.
La svolta per Busco è arrivata con il risultato della maxi perizia disposta in appello dalla Corte, che ha fatto crollare la prova principale contro di lui: quel segno sul seno di Simonetta non è riconducibile, come ritenuto dall’accusa, ad un suo morso. Sicuramente la giuria popolare sarà rimasta colpita nel sentire che sul reggiseno della vittima i periti hanno isolato, oltre a quello del fidanzato, altri due Dna maschili, che i reperti erano stati decisamente mal conservati e che il sangue trovato sulla maniglia di una delle porte dell’ufficio e sulla porta dell’ascensore non è di Busco.
«Questo non è un delitto senza colpevole, un colpevole c’è, circola liberamente e vive nascosto dietro alla sua vigliaccheria», ammonisce Franco Coppi, che con la sua arringa appassionata ha fatto breccia nella giuria. «Questa sentenza - continua il legale - fa onore alla giustizia italiana: il sistema prevede la possibilità di correggere errori e così è stato». «Finalmente è stato riconosciuto quello che sapevamo», commenta l’altro difensore, Paolo Loria. La sorella della vittima, Paola Cesaroni, non nasconde il suo rammarico: «Siamo destabilizzati, cerchiamo di capire il perché è finita in questa maniera e non sappiamo darci alcuna risposta». Profondamente sorpreso Massimo Lauro, legale di parte civile: «Soprattutto perché è stata sentenziata un’assoluzione piena».

Per il procuratore generale Alberto Cozzella, che avrebbe voluto la conferma della condanna di primo grado, «è una sentenza che va accettata e rispettata»: «Dopo le motivazioni vedremo cosa fare. Quasi certamente, comunque, ricorreremo in appello». Per Busco, dunque, potrebbe non essere ancora finita.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica