Dieci euro per provare un paio di scarpe. La richiesta ad alcuni clienti è stata fatta in un negozio di Mirandola, in provincia di Modena. Il fatto, si sa, è già accaduto in Toscana e a Trento ma è la prima volta che la nuova mossa dei negozianti anti-Amazon prende piede in Emilia Romagna.
Secondo quanto riferito da Federconsumatori, si tratta di una "strategia" che il titolare dell'esercizio commerciale mette in atto per combattere la concorrenza del web. Sempre più spesso, infatti, i clienti "sfruttano" il negozio per provare le scarpe e poi acquistarle online, magari a un prezzo più basso. La richiesta di soldi, però, per essere corretta deve essere ben esposta all'interno del negozio. Proprio per questo, infatti, la signora nel Modenese - che ha riferito di essere stata messa al corrente del pagamento solo dopo la prova delle calzature - si è rifiutata di pagare i 10 euro.
Secondo Federconsumatori, una regola così discutibile come quella di far pagare la prova di abiti o calzature deve essere indicata con grande evidenza all'ingresso del locale commerciale, e non al proprio interno. Questo per consentire al cliente di scegliere se entrare o meno. Bisogna vedere, però, se questa nuova "strategia" sarà davvero utile ai titolari dei negozi, o se al contrario peggiorerà la situazione.
Paolo Luppi, il titolare del negozio di Mirandola, fa chiarezza sull'iniziativa ormai attiva da un anno durante un'intervista alla Gazzetta di Modena.
"Non sono però 10 euro a fondo perduto ma per cui viene rilasciato regolare scontrino con un buono che, qualora qualcuno decidesse di tornare nel nostro negozio, gli consentirebbe di scontare la somma dall’acquisto di un prodotto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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