È il 7 novembre 2016 quando Pietro Spina a Vespolate (Novara) soffoca il figlio autistico e poi tenta il suicidio. Ora, dopo due mesi, è rinchiuso nel reparto psichiatria del carcere di Torino. Non è riuscito ad uccidersi dopo aver tolto la vita al figlio malato anche di una forma di cerebrolesi e così si trova in prigione. Lì a fine novembr è andato a trovarlo Davide Faraone quando era ancora al Miur prima di diventare sottosegretario alla Salute, padre anche lui di una figlia autistica.
"Mentre parlavamo a tu per tu, nella stanza che ci avevano messo a disposizione nella casa circondariale - racconta Faraone alla Stampa - Pietro mi raccontava ciò che aveva fatto, della morte di Andrea che lui stesso gli aveva procurato, con lucidità. Senza pentimento". Lo ha fatto per disperazione dopo la morte della moglie e l'impossibilità di gestire il figlio malato e lavorare al tempo stesso. Faraone è rimasto colpito dalla sua storia e vorrebbe "portarlo fuori di lì". Tanto che ha parlato con il Pm che si occupa del caso, Claudia Gentili, per cercare quanto meno di trovare una struttura carceria più adeguata dove Pietro possa scontare la sua pena. "È vero - dice - Pietro ha ucciso suo figlio, un figlio autistico dei più gravi. Eppure non è un assassino. Non lo senti tale quando parli con lui. Lo ha fatto con la convinzione di avere agito per il bene di quel figlio". Diviso tra il lavoro e la gestione del bimbo malato, l'uomo si è trovato travolto dal un dramma interiore e ha pensato che non ci fosse altra soluzione che la morte. "L’uomo si è reso conto che il figlio aveva perso dodici chili - racconta Faraone - Era preoccupato, temeva di non riuscire a mantenerlo e a garantirgli un’assistenza adeguata". Anche per questo, lucidamente, Pietro ha confessaro al sottosegretario di sapere che ora "Andre è al sicuro".
Faraone sta pensando di chiedere a Sergio Mattarella, di interessarsi della questione e, magari, di condedere la grazia a Pietro.
"Vorrei chiedere al Presidente della Repubblica - dice Faraone - di guardare a questa storia con gli occhi di un padre e pensare se per il crimine di Pietro il perdono non possa essere la soluzione e un gesto di clemenza, come la grazia non sia un segnale forte a tutti coloro, i quali vivono la disperazione che c’è una alternativa. Mi piacerebbe che Pietro diventasse il testimone vivente di ciò che non deve più essere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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