Ebola, così l'Italia prova a difendersi dall'epidemia scoppiata in Africa

Uffici di sanità, ospedali specializzati e identificazioni dei contatti. Tutti gli step dall'arrivo alla diagnosi della malattia

Un operatore sanitario liberiano si prepara a spostare il corpo di un uomo morto d'ebola
Un operatore sanitario liberiano si prepara a spostare il corpo di un uomo morto d'ebola

L'epidemia di Ebola che ha già causato più di duemila vittime in alcuni Stati dell'Africa occidentale continua a preoccupare le autorità e negli ultimi giorni ha causato alcuni decessi anche negli Stati Uniti e in Spagna, primo caso di un Paese europeo dove sia avvenuto il contagio.

La diffusione del virus, per cui al momento non esiste una cura, ha portato molti Stati ad alzare la guardia e cautelarsi.

Misure di sicurezza esistono anche in Italia. Un articolo pubblicato questa mattina dal Corriere della Sera ricorda quali.

Passeggeri in arrivo

La prima barriera sono gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf). In Italia solo due scali sono potenzialmente a rischio, quello di Malpensa e quello di Fiumicino. L'unico volo che collega il nostro Paese a Stati a rischio è quello verso la Nigeria, dove però la percentuale di decessi è notevolmente inferiore a Liberia, Sierra Leone e Guinea.

Un'altra possibilità è che i passeggeri a rischio arrivino via nave oppure tramite hub europei. Gli operatori dell'Usmaf entrano in azione quando vengono segnalate malattie infettive. A terra esistono delle apposite stanze di isolamento, per separare i potenziali portatori di contagio. Al momento l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) non prevede screening di massa in ingresso.

Sintomi dell'ebola

In Italia sono due i centri di riferimento per le malattie infettive: l'ospedale Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma. La diagnosi di ebola viene confermata soltanto in presenza di sintomi clinici in pazienti che nelle tre settimane precedenti sono stati in una zona colpita dall'epidemia, dopo una serie di analisi.

I due ospedali sono dotati di stanze d'isolamento, in cui il flusso d'aria è soltanto in ingresso e i medici che ci lavorano hanno una formazione specifica e adottano precauzioni adeguate al rischio.

Casi certi e probabili

Una volta accertato che un paziente ha o potrebbe avere l'ebola, si passa alla seconda fase: l'individuazione delle persone con cui è entrato in contatto e dunque potrebbero

essere stati contagiati. Il rischio più elevato è per quelle persone che siano state esposte direttamente a liquidi biologici delle persone malate, meno probabile per i conviventi e per chi abbia viaggiato insieme al paziente.

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