Sono 60 i potenziali terroristi fino espulsi dall'Italia e hanno vissuto tranquillamente, commettendo anche svariati reati. La Stampa ha raccontato la storia di alcuni di loro. L'ultimo, Kamel Ben Hamida, un tunisino 38enne residente a Vimercate (Monza/Brianza) ma di fatto era senza fissa dimora, è stato rimpatriato ieri. Aveva un regolare permesso di soggiorno, vari precedenti per reati comuni ed era stato dal Centro islamico di Monza perché aveva aderito all'ideologia professata dallo Stato islamico del Califfo.
Secondo l'Antiterrorismo aveva confessato ai suoi amici "profondi sentimenti di odio nei confronti dell'Italia e degli occidentali in genere, affermando di essere disposto a realizzare un gesto eclatante, quale un'azione di martitio come vendetta e riscatto personale". Intendeva uccidere l'ex moglie per timore che convertisse i loro figli al cristianesimo. Tra i tanti "pericolosi" c'è anche una donna, Diana Ramona Medan, una romena convertita dieci anni fa all'Islam, che viveva a Renan (Bolzano), è la compagna di un sospettato terrorista tunisino ed è stata rimpatriata ad agosto dopo che si è scoperto che intratteneva rapporti via web con i sostenitori del Califfato residenti in Regno Unito. Per l'Antiterrorismo aveva espresso più volte "il desiderio di combattere a fianco dei mujaheddin, sentendosi pronta al compimento di azioni di martirio, azioni considerate necessarie".
Muhammad Usman Khan, un pakistano rimpatriato a gennaio scorso, a cui la questura di Bolzano gli aveva rilasciato un permesso di soggiorno. Era attivo attraverso la rete "nella propaganda in favore del jihad e dello Stato islamico, attraverso la condivisione di video e proclami". Il 23enne kossovaro Resim Kastrati, invece, è stato rimpatriato il 19 gennaio scorso, ma aveva presentato la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno alla questura di Cremona. L'Antiterrorismo era a conoscenza del fatto che volesse partire in Siria a combattare e dopo gli attacchi di Parigi sul web ha rimarcato "la propria determinazione a compiere atti estremi per tutelare l'onore del profeta, anche morendo nel suo nome".
Lo spacciatore 40enne tunisino, Mourad Chihaoui, nel 2013, nella sua cella aveva affisso scritti in arabo inneggianti a Osama Bin Laden che si rifiutava di togliere. A marzo dello stesso anno fu rimpatriato ma vi rientrò clandestinamente in dicembre per essere poi arrestato di nuovo dalla squadra mobile di Agrigento per traffico di clandestini. Il 5 agosto scorso è stato rimpatriato su decisione del prefetto di Piacenza. E infine ci sono tre marocchini tra cui spicca l'imam 33enne Abdelmounaim Haida, che alimentava l'odio contro i miscredenti nell moschea di Capannori (Lucca) con "discorsi inneggianti ad azioni terroristiche", è stato rimpatriato lo scorso 27 marzo. Era sposato con un'italiana e aveva una carta di soggiorno a tempo indeterminato.
Il 40enne Soufiane Kachani è l'ultimo dei 55 espulsi dal primo gennaio prima della strage di Parigi. Era in Italia da 17 anni, viveva a Prato, sposato con figli ma era violento con i membri della sua famiglia e aveva precedenti di spaccio di droga. Di recente ha inneggiato "alla guerra santa, minacciando di emulare gli atti terroristici anche coinvolgendo la sua famiglia". e voleva portare con sé i figli in Siria. Mustafa Sabouhi, invece, viveva da 8 anni in provincia di Ragusa grazie a un permesso di soggiorno e passava le giornate a condividere sul web "foto, video e altro materiale che inneggiava al jihad, allo Stato Islamico".
Era amici di fondamentalisti che attualmentre combattono in Siria per l'Isis e che in passato erano stati arrestati per attività di addestramento con finalità di terrorismo islamico e incitamento alla discriminazione razziale. Il 13 febbraio è stato rimpatriato mentre cercava "facilitatori" che lo aiutassero a partire per la Siria.
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