Presidente Berlusconi, a quanto pare il presidente del Consiglio, come lei aveva chiesto, è in procinto di salire al Quirinale, immaginiamo per dimettersi. È soddisfatto? Lo considera un passo avanti?
«Direi che è una presa d'atto della realtà. La maggioranza parlamentare che ha sostenuto questo governo si è dissolta. Era logico che accadesse, perché è una maggioranza che non è espressione degli elettori. Al contrario, era costituita da forze politiche che si sono combattute in modo addirittura violento, non solo in campagna elettorale, ma anche nel primo anno di questa legislatura».
Lei era certo dal principio che il governo Conte non fosse all'altezza?
«Non poteva fare molta strada un governo che non è nato né da una legittimazione elettorale né da un progetto condiviso. Un governo creato solo per impedire agli avversari di governare. Purtroppo tutto questo è coinciso con la peggiore emergenza sanitaria ed economica degli ultimi 70 anni. Io non ho mai sollevato polemiche, in questi mesi, per senso di responsabilità, ma era evidente che il governo non ce l'avrebbe fatta».
Eppure avete provato ad aiutarli...
«Non abbiamo mai aiutato il governo, abbiamo aiutato l'Italia, rimanendo coerentemente all'opposizione. Abbiamo ottenuto aiuti importanti per le categorie meno tutelate, come i lavoratori autonomi, le partite Iva, i commercianti, gli artigiani, i giovani. Abbiamo fatto il possibile, dall'opposizione. Ma, naturalmente, quello che è stato fatto non basta, bisogna far ripartire il Paese».
Come si fa? Con un nuovo governo o con le elezioni?
«Apprezzo che il Presidente del Consiglio abbia preso atto della situazione lasciando intendere di dimettersi. È il capo dello Stato che deve indicare la strada da seguire. Il presidente Mattarella ha l'autorevolezza e l'equilibrio che sono necessari per questo difficile compito. Le strade possibili sono soltanto due: un governo che rappresenti veramente l'unità del Paese oppure restituire la parola agli italiani».
Quindi niente Conte-ter, per Forza Italia?
«La situazione è talmente grave che non possiamo permetterci di giocare con le formule. Un governo che fosse la riproposizione di quello attuale, spostando solo qualche ministro e reclutando qualche parlamentare del gruppo misto, avrebbe esattamente gli stessi problemi del governo in carica. Quindi non lo potremmo mai appoggiare».
E invece un governo con un premier diverso?
«Il nome del premier è l'ultimo dei problemi. La questione dirimente per noi è una sola: si va verso un governo che segna davvero un cambio di passo? Si va verso un governo in grado finalmente di dare agli italiani le risposte che attendono?».
A cosa si riferisce?
«I temi sono quelli che abbiamo sollevato mille volte. C'è bisogno di aiutare immediatamente le categorie in sofferenza, che non ce la fanno più. Siamo ad un passo dal disastro. C'è bisogno di un piano di vaccini serio, è inconcepibile che non si sappia quanto ci vorrà a vaccinare gli italiani. C'è bisogno di impiegare le risorse che vengono dall'Europa per far ripartire il Paese, tagliare le tasse, far funzionare la giustizia, far ripartire le infrastrutture, tagliare la burocrazia. Questo non può farlo un nuovo governo rosso-giallo, esattamente come non poteva farlo quello vecchio».
Allora la strada sono le elezioni? È possibile votare in un periodo di pandemia?
«La pandemia non è una sospensione della democrazia. Tanti Paesi Occidentali sono andati a votare, altri ci andranno nei prossimi mesi. Però noi non chiediamo le elezioni, chiediamo un governo diverso. Se le elezioni sono l'unica strada per il cambiamento, accettiamo le elezioni. Ma se si potesse realizzare un governo di emergenza senza bloccare l'Italia per qualche mese ovviamente sarebbe meglio».
Come dovrebbe essere questo governo?
«Mi permetta di non anticipare qui, per correttezza istituzionale, quello che diremo al capo dello Stato. Posso però dire che dev'essere un governo che unisca davvero il Paese. Credo che gli italiani non vogliano oggi una guerra fra i partiti, ma vogliano che le forze migliori del Paese si mettano insieme per fare le cose indispensabili per uscire dall'emergenza. Parlo non solo della politica, ma dell'impresa, del lavoro, della cultura, della scienza. Non un governo tecnico, ma un governo rappresentativo dell'Italia, delle energie migliori del nostro Paese, con un programma chiaro e serio di poche cose da fare e da condividere con l'Europa. Se invece unità nazionale significasse soltanto sommare i voti dell'opposizione a quelli della maggioranza, generando una nuova paralisi, allora non servirebbe a nulla, meglio il voto».
Forza Italia rimarrà unita, nonostante le sollecitazioni esterne? E il centrodestra?
«Il centrodestra è fatto di partiti diversi, autonomi nelle loro scelte, ma finora è rimasto unito, nonostante tutto quello che si è detto, e non c'è ragione per non continuare così anche in futuro. Siamo persone serie, prendiamo sul serio l'impegno preso con gli elettori. Quanto poi a Forza Italia, tutti i pettegolezzi sul nostro conto saranno smentiti come sempre.
La nostra strada è chiarissima, siamo l'anima liberale, cristiana, europeista, garantista del centrodestra. Su questo non ci sono dubbi o divisioni e gli italiani lo stanno apprezzando ogni giorno di più. Per questo, elezioni o no, non abbiamo paura di metterci in gioco: abbiamo un grande futuro da costruire, per l'Italia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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