
A poche ore dalla presentazione del piano Ue per l'automotive è stato scongiurato il rischio di un default del settore ed è prevalsa una linea di buonsenso sostenuta dal centrodestra europeo.
Ieri si è svolto un importante incontro tra la Commissione europea e i rappresentanti del Dialogo strategico dell'automotive da cui è emerso un approccio meno ideologico rispetto alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi sul piano di Bruxelles. Al termine dell'incontro Ursula von der Leyen ha affermato che proporrà «questo mese un emendamento mirato al regolamento sulle emissioni di CO2» per le auto per far sì che le aziende automobilistiche «abbiano tre anni di tempo invece di uno per adeguarsi agli standard di conformità», evitando così le sanzioni che sarebbero scattate da quest'anno.
Il presidente della Commissione Ue, pur ribadendo la necessità di «attenerci agli obiettivi concordati», ha però sottolineato l'esigenza di «ascoltare le voci che chiedono più pragmatismo in questi tempi difficili».
La stessa von der Leyen ha poi anticipato alcuni dei punti principali del piano Ue per l'automotive che verrà presentato domani. La novità più rilevante è senza dubbio la flessibilità garantita alle case automobilistiche per le multe che sarebbero dovute entrare in vigore per i produttori che superano il limite di 94 grammi/km di emissioni per le nuove vendite. Per capire l'impatto della misura, basti pensare che le sanzioni stimate avrebbero superato i 15 miliardi nel solo 2025. Pur non modificando i target, le case automobilistiche avranno tre anni in più per il calcolo delle emissioni.
Inoltre von der Leyen ha annunciato un'ulteriore apertura, assicurando che saranno accelerati «i lavori sulla revisione dei target 2035 con la piena neutralità tecnologica come principio fondamentale». Nel piano rientra anche lo sviluppo delle batterie Made in Europe con un sostegno diretto ai produttori introducendo gradualmente il principio di «contenuto europeo per le celle delle batterie e i componenti».
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha accolto positivamente la notizia: «Salvata l'industria auto europea, la Commissione dà ragione all'Italia». Urso ha poi aggiunto: «Eliminata la tagliola delle multe che avrebbe determinato il collasso del settore. Ora avanti con la piena neutralità tecnologica, l'autonomia strategica nella produzione di batterie e un piano incentivi europeo». Plaude alla notizia anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani secondo cui l'emendamento proposto da von der Leyen al regolamento sulle emissioni di CO2 è «una decisione di buon senso per sostenere insieme l'industria europea in un momento critico».
Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, insieme ai colleghi di Repubblica Ceca, Slovacchia e Bulgaria, ha invece firmato una lettera ufficiale per chiedere alla Commissione Ue di non introdurre "quote" obbligatorie di auto elettriche nelle flotte aziendali. La Lega in una nota sottolinea come «Ursula ci ha dato ragione con grave ritardo» mentre Paolo Borchia, capo delegazione al Parlamento europeo, aggiunge: «La Lega con i suoi alleati ha sempre criticato le follie green di questa Commissione». Secondo il capo delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento Ue, Carlo Fidanza, «ora serve che venga ristabilito pienamente il principio di neutralità tecnologica».
Anche le case automobilistiche plaudono alla decisione della Commissione Ue, a cominciare da Volkswagen che considera positivamente «l'approccio pragmatico» dell'Ue sui target della CO2, diversa la posizione dei verdi e della sinistra europea favorevoli a continuare sulla strada del Green Deal come se nulla fosse accaduto negli ultimi anni.
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