"Al malato terminale che negli ultimi giorni di vita con dolori violentissimi chiede l’iniezione per morire serenamente gli viene negata. Se il medico la fa può essere accusato di omicidio". Eppure, stando a quanto denunciato da Umberto Veronesi nel giorno in cui lo Ieo, l’Istituto europeo per l’oncologia da lui fondato, festeggia i primi vent'anni, "molti fanno" l'eutanasia. "È un movimento sott’acqua che lavora in maniera clandestina - spiega l'oncologo - oggi la magistratura riesce a correggere ciò che il legislatore ha malamente costruito, ma non sempre ci riesce".
Nel corso di una conferenza stampa al convegno Uniti per i pazienti, Veronesi torna ad affrontare l'annoso nodo dell'eutanasia nel nostro Paese. "Tutti parlano di una soluzione - dice - ma al povero Mario Monicelli, che aveva chiesto ripetutamente in ospedale una puntura letale per un trapasso dolce, è stata negata e si è buttato dalla finestra". E si chiede: "Questa è civltà?". L'oncolo racconta, quindi, di conoscere da vicino "l’esperienza olandese" che fa "terminare la vita con un momento indolore". "Naturalmente l’eutanasia deve essere volontaria - aggiunge - in Olanda la legge non è superficiale ma molto severa, il suicidio assistito è punito e l’eutanasia è una deroga che si ha di fronte a un malato con buone condizioni di facoltà mentali in fin di vita con forti dolori, che chiede ripetutamente l’iniezione". E, spiega, "viene concessa, eventualmente, dopo la riunione di tre esperti".
Veronesi spiega, infine, che in Olanda "ci sono 10mila persone che ogni anno la chiedono e solo tremila che riescono" perché "le procedure sono impegnative e spesso i malati muoiono prima". "Ogni persona - conclude - ha diritto di autodeterminarsi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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