La Fallaci ad una terrorista: "Un neonato è un nemico?"

Nel 1970 la giornalista intervistò l'attentatrice palestinese Rascida Abhedo: "Sembrava una monaca. O una guardia rossa di Mao Tse-tung"

La Fallaci ad una terrorista: "Un neonato è un nemico?"

Nel 1970 Oriana Fallaci incontrò Rascida Abhedo, "colei che il 21 febbraio 1969 aveva fatto esplodere due bombe al supermercato di Gerusalemme, causando una carneficina. Era colei che dieci giorni dopo aveva costruito un terzo ordigno per la cafeteria della Università Ebraica. Era colei che per tre mesi aveva mobilizzato l'intera polizia israeliana e provocato Dio sa quanti arresti, repressioni, tragedie".

Una ragazza di 23 anni che "sembrava una monaca. O una guardia rossa di Mao Tse-tung" e "nata a Gerusalemme, da due genitori piuttosto ricchi, piuttosto conformisti, e assai rassegnati. Non fecero mai nulla per difendere la Palestina e non fecero mai nulla per indurmi a combattere. Fuorché influenzarmi, senza saperlo, coi loro racconti del passato".

I genitori di Rascida le parlavano della loro vecchia casa, "al di là della linea di demarcazione, in territorio israeliano" e lei, dalla sua cameretta, riusciva ancora a vederla quella casa: "Prima di andare a letto la guardavo sempre, con ira, e a Natale guardavo gli arabi che si affollavano al posto di blocco per venire dai parenti profughi. Piangevano, perdevano i bambini, i fagotti. Erano brutti, senza orgoglio, e ti coglieva il bisogno di fare qualcosa".

Così, in Rascida nasce il desiderio di colpire Israele: "Avevo una carta di cittadinanza israeliana con cui potevo introdurmi in qualsiasi posto senza destare sospetto. (...) Avevano ucciso civili? Noi avremmo ucciso civili. Del resto nessun israeliano noi lo consideriamo un civile ma un militare e un membro della banda sionista".

E, davanti a queste affermazioni, la Fallaci pone la più tragica delle domande: "Anche se è un bambino, Rascida? Anche se è un neonato?". E così risponde l'attentatrice: "Questa domanda me la ponevo anch'io, quando mi addestravo con gli esplosivi. Non sono una criminale e ricordo un episodio che accadde proprio al supermarket, un giorno che andai in avanscoperta. C'erano due bambini. Molto piccoli, molto graziosi. Ebrei. Instintivamente mi chinai e li abbracciai. Ma stavo abbracciandoli quando mi tornarono in mente i nostri bambini uccisi nei villaggi, mitragliati per le strade, bruciati dal napalm. Quelli di cui loro dicono: bene se muore, non diventerà mai un fedayn. Così li respinsi e mi alzai.

E mi ordinai: non farlo mai più Rascida, loro ammazzano i nostri bambini e tu ammazzerai i loro. (...) Quando la nostra vera rivoluzione avverrà, perché oggi non è che il principio, numerosi bambini morranno. Ma più i bambini morranno più sionisti comprenderanno che è giunto il momento di andarsene".

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