Papa Francesco torna a parlare dei figli. "Una società avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa". Il pontefice lo ha detto nell’udienza generale di oggi. "Se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c’è qualcosa che non va -. La generazione dei figli dev’essere responsabile, come insegna anche l'Enciclica Humanae vitae del beato Papa Paolo VI, ma avere più figli non può diventare automaticamente una scelta irresponsabile", ha continuato riprendendo in parte il ragionamento che aveva proposto nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Manila, lo scorso 19 gennaio, quando aveva ricordato che i cristiani non sono "conigli". Parole che avevano destato un certo scalpore suscitando alcune reazioni polemiche.
"La vita - ha sottolineato Francesco - ringiovanisce e acquista energie moltiplicandosi: si arricchisce, non si impoverisce. I figli imparano a farsi carico della loro famiglia, maturano nella condivisione dei suoi sacrifici, crescono nell’apprezzamento dei suoi doni". Nelle famiglie numerose, infatti, "l’esperienza lieta della fraternità anima il rispetto e la cura dei genitori, ai quali è dovuta la nostra riconoscenza". Ed infatti, ha scandito il Papa, "una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore, destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi".
Francesco ha anche rilevato che le mamme e i papà amano i loro bambini anche prima che siano nati. "Tante volte - ha detto - mi chiedono di benedire la pancia della mamma; e lo fanno perché già amano quel bambino, lo amano senza conoscerlo, lo amano prima che abbia fatto qualunque cosa. "Un figlio - ha spiegato in proposito - lo si ama perché è figlio: non perché è bello, sano, buono; non perchè la pensa come me, o incarna i miei desideri".
"Un figlio - ha scandito Bergoglio - è un figlio: una vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia, della società, dell’umanità intera. Di qui viene anche la profondità dell’esperienza umana dell’essere figlio e figlia, che ci permette di scoprire la dimensione più gratuita dell’amore, che non finisce mai di stupirci. È la bellezza di essere amati prima: prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo, prima di saper parlare o pensare, addirittura prima di venire al mondo". "Essere figli - ha poi concluso - è la condizione fondamentale per conoscere l’amore di Dio, che è la fonte ultima di questo autentico miracolo. Nell’anima di ogni figlio, per quanto vulnerabile, Dio pone il sigillo di questo amore, che è alla base della sua dignità personale, una dignità che niente e nessuno potrà distruggere".
"Permettetemi un ricordo - ha detto il Papa a braccio in udienza generale - ricordo mia mamma, che a chi gli chiedeva qual è il tuo preferitò dei suoi cinque figli, rispondeva: 'Sono come le cinque dita della mano, se mi picchiano questo mi fa male, se mi picchiano quest’altro mi fa male, quando mi picchiano tutti mi fanno male tuttì. Così le cinque dita così è la famiglia, la differenza dei figli, ma sono tutti figli. Un figlio - ha commentato, non lo si ama perchè è bello, ma perchè è figlio»
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