Le favelas sotterranee di Roma

A Roma, nel centralissimo quartiere di Porta Pia, i sottopassaggi di sicurezza del Muro Torto sono diventati degli "appartamenti privati" di stranieri, sbandati e tossici

Le favelas sotterranee di Roma

A Roma il degrado ha sfondato la Breccia di Porta Pia. L’area circostante la struttura e le mura che furono espugnate dalle truppe del generale Cadorna, ora vive un vero e proprio assedio da parte degli stranieri che occupano i sottopassaggi di sicurezza per le macchine che passano per il Muro Torto (guarda il video).

Il degrado di Porta Pia

“Si tratta di uscite di sicurezza molto importanti perché servono come vie di fuga nel caso in cui un’auto vada in fiamme. Per legge, in base all’articolo 650 del codice penale, questi sottopassaggi dovrebbero essere liberi e illuminati”, spiega Augusto Caratelli, presidente del comitato difesa Esquilino-Monti-Castro Pretorio che è stato contattato dai residenti, esasperati per la sporcizia e il senso di insicurezza nel quale vivono. Un’anziana che abita vicino a Corso d’Italia racconta di vari episodi di aggressione cui è stata vittima:“Qui non si può più uscire, soprattutto la sera. Sono stata scippata varie volte e la mia macchina e quella di mio figlio sono state spesso prese di mira”. “Non solo. Qualche mese fa – prosegue la donna che per paura non vuol rivelare il suo nome - mi trovavo in Corso d’Italia a vedere mia figlia che dava l’acqua alle piante della strada quando un uomo e una donna si sono avvicinati e mi hanno importunata. Solo l’intervento delle forze dell’Ordine mi ha salvato”. Anche un uomo che ha un’attività in via Valenziani si lamenta per il degrado del quartiere e ci spiega che quei sottopassaggi sono da anni dormitori e latrine per stranieri, sbandati e drogati che usano la fontanella di Corso d’Italia per lavarsi e sporcano il monumento di Porta Pia gettando bottiglie di birra (e non solo) un po’ ovunque. “Qui la situazione igienico-sanitaria è drammatica. Roma non può andare avanti così”, attacca l’anziana signora.

I sottopassaggi, le nuove favelas di Roma

Effettivamente basta scendere i primi gradini di uno dei sottopassaggi per sentire il tanfo che proviene da questi appartamenti improvvisati. Nel primo ci accoglie Norma Maria, una brasiliana dall’aspetto trasandato che sul braccio mostra i lividi e i buchi tipici dei tossicodipendenti.“Sono in Italia da 23 anni ma vivo qui da 4 mesi con i miei fratelli. Fino al 2013 – spiega – lavoravo e avevo il permesso di soggiorno e, poi, più nulla. Ora, per fortuna, mi aiuta una brasiliana che è sposata con un italiano e che ogni tanto mi fa andare a casa sua per lavarmi e mangiare qualcosa altrimenti vado alla Caritas o uso la fontanella per lavarmi”. Norma, davanti alla telecamera, ci implora di aiutarla a trovare un lavoro come badante e si rivolge alle istituzioni per avere una casa. All’apparenza sembra una donna bisognosa d’aiuto perché ci racconta di essere stata vittima di una violenza sessuale alla stazione Tuscolana. Parlando con i residenti, però, ci rendiamo conto che esiste anche una seconda vita di questa donna: “La sera la troviamo spesso che fa sesso all’aperto per avere in cambio anche semplicemente una bottiglia di vino”, ci dicono.

Un secondo sottopassaggio ci viene indicato come uno tra i più pericolosi che, fortunatamente, troviamo vuoto ma siamo costretti ad andar via subito a causa del fetore e della sporcizia, mentre in un altro non ci addentriamo nemmeno perché ci spiegano che si tratta del “bagno” di questi clochard. Nell’ultimo sottopassaggio che visitiamo, troviamo una colombiana e un marocchino, visibilmente ubriachi (e non solo). Lei sostiene di essere laureata in psicologia cognitiva e di essere sposata con un italiano che, attualmente, sarebbe in Australia, mentre lui pare più impegnato a bersi una birra piuttosto che raccontare a la sua storia. Entrambi vorrebbero lasciare l’Italia per tornare nei rispettivi Paesi e se la prendono con lo Stato e con la Chiesa che non li aiuta. Sono arrabbiati con gli adolescenti e gli spacciatori che la notte invadono la “loro casa”. La donna accusa l’Ama di non passare mai a pulire e di lasciarla vivere in mezzo ai topi e, infine, pretende di parlare nuovamente per attaccare il sistema dei Sert (i servizi per le tossicodipendenze).

L'insicurezza nel quartiere Porta Pia

“La situazione è grave e l’ho denunciata a chiare lettere perché, oltre a un fatto di degrado ambientale, c’è molta pericolosità per la sicurezza”, ci dice Paolo Peroso, fondatore dell’associazione ‘Amici di Porta Pia e residente del quartiere da oltre 20 anni.“Quando accadrà qualcosa, chiunque si dovrà assumere la responsabilità, non solo chi è al governo oggi ma anche ci amministrava la città 15 anni fa. Se si forma un incendio là sotto, la gente che deve scappare fa esattamente la fine del topo”. E aggiunge: “Là dentro ci sono davvero delle persone che veramente non hanno una casa e altre no, come dimostrano alcuni arresti.

Otto mesi fa abbiamo avuto delle persone che davano fastidio anche alle donne e ci sono delle denunce per molestie sessuali, mentre uno o due anni fa vicino a piazza Fiume è andato a fuoco un ragazzo. Sono tutte piccole bombe ad orologeria”.

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