Femminicidio via del Babuino, 30 anni all’assassino di Michela di Pompeo

Massima della pena per il rito abbreviato. La donna insegnava italiano alla Deutsche Schule di Roma

Femminicidio via del Babuino, 30 anni all’assassino di Michela di Pompeo

Amici e colleghe della Deutsche Schule hanno aspettato davanti ai cancelli di piazzale Clodio, senza salire in aula. “Non potremmo gioire davanti all’aula…gioire di cosa? Michy non gioiva per il dolore, gioiva per un fiore”. Le calle erano le sue preferite, ha fatto sapere la mamma, ma anche fiori di campo, roselline gialle e girasoli. Solo fiori davanti al tribunale, un angolo di profumo in uno dei luoghi più austeri di Roma. Michela non c’è più, quello che conta è mantenere vivo il suo ricordo.

Oggi la sentenza di condanna in primo grado del suo assassino è arrivata, alla terza udienza del processo con rito abbreviato. Francesco Carrieri, omicida reo confesso di Michela Di Pompeo, la professoressa uccisa nella casa dove vivevano in via del Babuino l’1 maggio del 2017, è stato condannato a trent’anni di carcere più interdizione perpetua ai pubblici uffici.

Il giudice Elvira Tamburelli ha accolto in pieno la richiesta del pm Pantaleo Polifemo, che in corso di seconda udienza aveva riformulato l’accusa, passando da una richiesta di dodici a una di trent’anni di reclusione, il massimo della pena prevista con rito abbreviato.

La svolta era stata la perizia mentale chiesta dalla difesa della famiglia e disposta dal giudice. Gli avvocati dell’imputato avevano infatti portato avanti la linea della semi-infermità dell’omicida presentando una perizia di parte, smentita poi dalla successiva che ha cambiato l’andamento del processo. L’imputato, hanno scritto i periti del tribunale, soffre di disturbo polare, ma quella notte ha agito lucidamente. Era dunque in grado di intendere e di volere, quando in camera da letto colpì la sua compagna con un peso da palestra e poi la soffocò. Oggi la difesa di Carrieri ha ribadito che l’uomo stava male a momento del fatto, contestando le conclusioni degli esperti e chiedendo l’assoluzione per semi infermità.

Dirigente di banca lui, professoressa di italiano amatissima dagli allievi lei, 55 e 47 anni, due figli a testa avuti da precedenti unioni, si conoscevano da un anno e mezzo ma parlavano da tempo di matrimonio. Il movente, secondo quanto ha dichiarato Carrieri, è stata la gelosia alimentata da un sms travisato e letto nel corso della notte. Ha colpito con un manubrio da palestra la sua compagna che ha tentato di difendersi e poi l’ha soffocata.

Erano rientrati da un week end con amici e Michela quello stesso giorno era entrata in un negozio di abiti da sposa.

Alcune ore dopo l’omicidio Carrieri si era costituito, presentandosi all’alba alla più vicina stazione dei carabinieri. Il giudice non ha concesso alcuna attenuante, considerando invece le aggravanti, in una sentenza inaspettata per come era iniziato il processo, e che per parenti e amici è in qualche modo “esemplare”.

Questa vicenda deve

comunque far riflettere sulla modifica del rito abbreviato per reati che prevedono l’ergastolo: è la battaglia che porta avanti l’avvocato della famiglia, Luca Fontana. Un tema che sta sensibilizzando anche il parlamento.

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