Fermo, il mistero del Dna sul paletto ​e la bufala del complotto

Il rapporto del Ris sul cartello stradale al centro dela vicenda di Fermo macchia di un mistero l'accusa di omicidio preterintenzionale a carico di Mancini

Fermo, il mistero del Dna sul paletto ​e la bufala del complotto

Come noto, intorno al cartello stradale ruotano due narrazioni opposte sulla morte di Emmanuel Chidi Nnamdi avvenuta a Fermo. Quella dell'accusa, sostenuta in un primo momento dalle dichiarazioni della vedova della vittima, secondo cui Amende Mancini avrebbe usato il paletto contro il nigeriano. E quella della difesa, confermata da 3 testimoni oculari tutti convinti che sia stato invece Emmanuel a scagliarlo addosso all'ultrà.

Bene. Il rapporto del Ris è stato consegnato alla procura di Fermo che sta indagando sul caso. Non ci sono tracce né biologiche né di altra natura (frammenti di vestiti, ad esempio) che possano essere riconducibili ad Emmanuel. Ci sono, invece, risultanze per quanto riguarda l'ultrà le cui tracce sono state rilevate sia sul manico che in altre zone del paletto.

Chi ha scagliato il cartello stradale?

Cosa significa, questo? Non è ancora chiaro. Secondo l'accusa vuol dire che il nigeriano quel cartello non lo ha preso per lanciarlo a Mancini (quindi non lo ha aggredito). Tanto da far pensare ad una "smentita" scientifica alle deposizioni dei sette testimoni, tutte invece concordi nel dire che fu Emmanuel a usare il cartello stradale. Ma non è così. Ad essere smentita è solo la prima versione di Chinyary. L'assenza di Dna sul paletto significa infatti che il nigeriano non è stato nemmeno colpito con esso. La vedova, invece, aveva messo a verbale le seguenti dichiarazioni: "L’uomo bianco alto ha afferrato un segnale stradale montato su un palo di ferro con la scritta “Stop” e con tale arnese lo ha colpito all’altezza della testa lato posteriore, al contempo gli ha dato dei calci alle gambe quindi Emmanuel è caduto a terra all’indietro ed è morto". Eppure non c'è sangue di suo marito sul cartello. Strano, no?

"Le tracce di Mancini confermano: è stato colpito"

Non solo. La presenza del Dna di Amedeo sul manico e sulle estremità del segnale non spiegano se l'ultrà lo ha toccato per offendere o per difendersi. Questo sarà il processo a stabilirlo. Di certo Mancini afferma di averlo spostato mentre cercava di rialzarsi da terra (e questo concorda con la presenza del Dna sul manico). Infine, le tracce di Amedeo sono proprio sul punto della base del palo che una delle testimoni indica come la zona con cui l'ultrà è stato "attinto" dal colpo (Emmanuel avrebbe usato il cartello "al contrario").

Che fine hanno fatto le impronte del vigile?

La traccia del nigeriano quindi potrebbe essersi cancellata, visto che il paletto è stato posto sotto sequestro solo tre ore dopo il triste evento. Ma ci sono altri due punti oscuri. Nella relazione del Ris si legge infatti che non sono state trovate nemmeno le impronte del vigile urbano accorso poco dopo la tragedia. Il quale, invece, ha dichiarato di fronte agli inquirenti di averlo mosso. "L’ho spostato dopo averlo fotografato nella posizione in cui si trovava - si legge nel verbale - in quanto poteva essere di intralcio alla circolazione". Come mai il suo Dna non è su quel paletto? Potrebbe essersi cancellato, esattamente come quello di Emmanuel? Se così fosse, la relazione del Ris non smentirebbe affatto le testimonianze dei 7 testimoni.

"La teoria del complotto non regge - spiega il legale, Francesco De Minicis a

ilGiornale.it - I testimoni sono stati infatti ascoltati 20 minuti dopo la morte di Emmanuel. Come avrebbero potuto mettersi d'accordo per scagionare Mancini?". Inoltre le loro versioni coincidono: "L'ultrà si è difeso".

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