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La figlia della pm che archiviò Renzi prima "bocciata" e poi assunta

Celeste Oranges, figlia della pm che archiviò Matteo Renzi, prima di essere assunta da Nardella venne respinta in un concorso pubblico a Firenze

La figlia della pm che archiviò Renzi prima "bocciata" e poi assunta

La vicenda fiorentina di Nardella si colora di una nuova curiosità. Dopo la rivelazione del Fatto di ieri, in cui si dava conto di come Celeste Oranges, figlia del giudice che chiese l'archiviazione nel 2014 in un procedimento aperto a suo carico,fosse stata assunta negli uffici della Città Metropolitana di Firenze.

Oggi, però, si scopre che la 28enne avvocato assunta per "il patto per la giustizia della città metropolitana" e ritenuta "una figura specializzata in ambito giuridico", poco prima dell'incarico per chiamata diretta era stata "bocciata" ad un concorso pubblico. Sempre del Comune di Firenze. Per la precisione, non si era classificata in una posizione tale da ottenere il posto.

Come scrive Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano, "il 7 settembre 2017, un mese prima di ricevere l' incarico per chiamata diretta in Città Metropolitana, la 28enne Celeste Oranges aveva partecipato a un concorso pubblico del Comune di Firenze per 48 posti di istruttore direttivo amministrativo. Un bando al quale risposero tremila candidati. Alla seconda prova sarebbero passati i primi 500. Oranges si è piazzata al 627esimo posto. Quindi, fuori sin dalla prima selezione: nessun incarico nell' amministrazione".

In molti dunque si chiedono se la ragazza abbia davvero le "qualità giuridiche" per giustificare una chiamata diretta negli uffici fiorentini. Ma tant'è. Contattato dal Fatto, Dario Nardella pare non abbia voluto rispondere alle domande del cronista.

"Avrebbero dovuto evitare di assumere la figlia del giudice che ha stralciato dal processo

le accuse a Renzi e che dovrebbe controllare il datore di lavoro di sua figlia - ha detto Tommaso Grassi, Consigliere comunale d'opposizione a Palazzo Vecchio -. È inopportuno, si fa presto a pensar male".

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